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martedì 7 marzo 2023

Complotto per la morte di Pasolini

Una dichiarazione d’intenti, quella del titolo, più che una inchiesta. Difficile da dimostrare, anzi impossibile, come al solito, non è il primo film sull’assassinio che mette in dubbio la confessione di Pelosi, il prostituto minorenne con cui Pasolini si accompagnava - ci hanno già provato Roberta Torre e Marco Tullio Giordana tra gli altri.
Scontato che sula morte di Pasolini non si possa accertare più nulla, rispetto alla confessione del suo ultimo partner sessuale, il film ricostruisce due storie poco convincenti. Quella di un’Italia governata da forze oscure, negli anni forse più innovativi della Repubblica, dal 1960 al 1975. E quella di una crescita di Pasolini come capro espiatorio dell’Italia perbenista nello stesso arco di tempo, dal successo di “Ragazzi di vita” e dei primi film. Una ricostruzione amorevole, nel centenario della nascita, in ambito quindi celebrativo, ma una ricostruzione-verità? Che non sarebbe forse piaciuta allo stesso Pasolini, molto perbenista di suo - il più perbenista degli intellettuali italiani dei suoi anni. Come poeta, come narratore, come traduttore, come uomo di cinema anche, autore di teatro, e come elzevirista, polemista. Sull’abbigliamento, il look, le automobili, le seconde e terze case, il portamento, e la maniera di porgere, o di non gridare, non alle manifestazioni, come sull’aborto. Cero, c’è la questione omosessualità, di cui però solo lui si faceva un questione - anche ossessiva, a leggere la narrativa delle tante raccolte quasi postume, e postume. Ma più spesso, perfino in questo, corrivo a certo scandalismo borghese – si legga “Teorema” in controluce. Fino alla banalità: ipostatizzare il male in Eni e Cefis come progettava di fare in “Petrolio” – piace pensare che non abbia voluto, più che non ci sia riuscito, a portare avanti il romanzo perché conscio di tanta scioccheria, di piccole “agenzie di stampa”, per lo più di ex spie, o pretendenti tali, ricattatorie, per piccole cifre.
Cefis non sarebbe il solo burattinaio. Rispetto ad altri film sullo steso tema, questo segue un impianto dichiaratamente complottistico. Basato sul libro dallo stesso titolo di Speranzoni, avvocato a Bolgona, e Bolognesi, il presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980, deputato Pd, che il “Pasolini, un omicidio politico” ancorano a Piazza Fontana e e alle stragi successive. In un certo senso riduttivo: l’assassinio di un poeta è altra cosa, più drammatica di un delitto politico.
Presentato alla Festa del Cinema di Roma. Con molte testimonianze, affettuose ma note, e ininfluenti sulla trama dl delitto, di Fofi, Colombo, Benedetti, Grieco, Maraini tra i tanti. E dei  giudici Salvini e Calia, specialisti di complotti.
Paolo Fiore Angelini,
Pasolini, cronologia di un delitto politico, Sky Documentaries

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