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lunedì 6 marzo 2023

Gli affari della Turchia sulla tratta magnogreca

Il focus immigrazione illegale dei media si punta sulla Libia, interfaccia di Lampedusa, ma il vero hub di questo mercato è oggi la Turchia. In direzione ancora delle isole greche ma sempre più anche - seguendo la rotta magnogreca, di venti e correnti – della Calabria jonica.
Sulla rotta magnogreca i numeri sono inferiori a quella dalla Libia a Lampedusa, ma in forte crescita: si sono contati 2.500 arrivi nel 2020, quadruplicati a quasi diecimila nel 2021, un numero che sarebbe raddoppiato nel 2022.
A differenza dalla Libia, le partenze dalla Turchia sono controllabili e controllate. La Turchia ha coste sull’Egeo e sul Mediterraneo orientale lunghe e frastagliate. Ma emigrare dalla Turchia comunque si può solo regolarmente: la vigilanza è oculatissima, in ogni anfratto. Le barche di questa nuova tratta schiavistica, d’altra parte, partono da Smirne, la Napoli della Turchia, non da località remote.
La Turchia lamenta un numero di rifugiati, specie dalla Siria, calcolato in 2 milioni e mezzo. Ma lo stesso numero di rifugiati sostiene il piccolo Libano, senza creare problemi. Inoltre, per il sostegno a questi rifugiati, e il loro controllo contro fughe di massa verso l’Europa, temute dalla Germania, la Turchia ha beneficiato in sette anni, dal 2016, di nove miliardi di euro da parte della Unione Europea, su decisione della Germania, in tre tranches da tre miliardi. E in più di un aiuto speciale, sempre Ue, nel 2022 di 1,2 miliardi, in passato anche di tre miliardi, per il controllo delle frontiere dall’immigrazione clandestina, sempre da Siria, Irak, e Iran (che è anche paese di passaggio per afghani, pakistani, bengalesi).

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