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domenica 5 marzo 2023

Lo Stato fascista – e il totalitarismo cattolico

I conflitti del titolo sono due: tra il partito fascista e lo Stato, e tra lo Stato mussoliniano e la chiesa. Questo è noto, passata la luna di miele dei Patti Lateranensi, evento eccezionale - diedero finalmente cittadinanza politica ai cattolici, chiudendo la incredibile parentesi del “non expedit”. Meno scontata è invece la questione d’apertura del volume: la diatriba interna al partito Fascista sul fascismo che diventa Stato. Che in realtà funziona al contrario: lo Stato diventa fascista, assorbe il fascismo. Ma così facendo lo depotenzia. Anche nell’analisi del partito Comunista a Parigi.
Un “impaludamento” di cui è atto notarile la nomina di Giovanni Battista Giuriati a segretario del Pnf, un devoto di Casa Savoia, amico del principe ereditario, e di papa Ratti. Col compito di epurare il partito, soprattutto dei vecchi arnesi. Compito che assolse presto dilegente, portando a Mussolini  la cifra abnorme di “circa 120 mila tessere ritirate”. E presto fu liquidato.
Ma anche sul secondo punto, più noto, Gentile adotta un punto di vista originale: la diatriba (soprattuto sulla scuola e l’insegnamento) fu tra “totalitarietà cattolica e religiosità fascista”. Una sorta di inversione dei termini a confronto.
Il totalitarismo, nella nuova declinazione di “totalitarietà”, non si addice alla chiesa - alle chiese, ma più alla cattolica, la più tollerante, in virtù della confessione assolutoria. Ma forse Gentile, che ha in uscita un saggio sul “totalitarismo”, ha in mente altre componenti del concetto. In questo volume è un’accusa o critica del fascismo, della rivista “Critica fascista” di Bottai, “la voce fascista meno incline all’estremismo”: nel numero dell’1 febbraio 1930 nota che “alla volontà educatrice e intransigente del Fascismo si oppone una concezione anche più totalitaria e intransigente”.
Emilio Gentile, Storia del fascismo – Regime a conflitti, “la Repubblica”, pp. 152, ill. € 14,90

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