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domenica 30 luglio 2023

La salute mentale si (ri)acquista con la libertà

Un grande edificio carcerario alle porte di Romna. Dove la quindicenne rifiuta ogni contatto e anche ogni pasticcca. Sarà per questo legata, isolata, controllata, picchiata, in questa e in altre cliniche per la salute mentale dove la sollecitudine familiare la rinchiudeva, “costruzioni eleganti, chiamate «ville», cliniche rivate intese a «curare» il pazzo”. Ma non ci sarà niente da fare, lei non si farà togliere la sua ragione, o meglio le sue ragioni.
Questo succedeva in Italia prima della rivoluzione psichiatrica di Basaglia. Ma inanto c’era stata la scoperta di un asilo diverso, in Francia, dove la ragazza arivava da sola, e non c’era un apparato di accoglienza carceraria ad aspettarla. Tutto aperto, tutto semplice, tutto compagnoneria e ascolto. Dove si entrava solo col consenso del “pazzo”. La clinca de La Borde, in Sologne, un castello, in “un luogo pieno di alberi”, e di “porte aperte”. Dove “la nonna (di madre francese)” le aveva  raccontato di “cliniche per le bambole rotte dalle bambine”. E dove fu accolta in una stanza tutta per sé. Bastò per risolvere i  suoi problemi. E fu la pace.
Un r acconto senza illusioni. “Conobbi altre ospedalizzazioni, nel corso della mia vita, in altri luoghi, di nuovo a La Borde. Più crudeli, queste ospedalizzazioni. Proprio come più crudeli furono i deliri che li accompagnarono, passando il tempo, avanazndo l’età. Perché quando si è scoperta la porticina che conduce dall’altro lato dello specchio, la si usa (si impara a usarla?) quando una difficoltà troppo dolorosa, troppo feroce da sopportare si profila all’orizzonte”.
Antonella Santacroce,
L’amour (ardente) de la liberté, “Chimères” 2009\2, n. 720, pp. 209-218, free online

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