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domenica 27 agosto 2023

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (535)

 Giuseppe Leuzzi


“Parmenide, Pitagora, Vito, Croce, viaggio nella cartografia delle idee”: Ottavio Di Grazia può fare su “Mimì”, l’iperbolico settimanale culturale del “Quotidiano del Sud” il 20 agosto, questo tracciato della filosofia perenne. Da Elea, “oggi la bella Ascea”, dove vissero e insegnarono Parmenide e Zenone, all’illuminismo napoletano, e al serbatoio Croce, ancora largamente intonso. In questo caso non il solito “classicismo” scolastico, ma un fatto: una temperie, una disposizione.
 
“’A zannella”, la lettura a distanza, ironica ma benevola, degli eventi - il reale, il mondo, il normale e l’anormale, eccezionale - è meglio rappresentata probabilmente da Nanni Moretti. La cui madre, il genitore cui è sempre stato più legato, dall’adolescenza alla fine, sempre presente nei film, fino a “Mia madre” in morte, al punto da adottarne il nome per il suo alter ego in molti dei film canonici, Apicella, è Agata Apicella, di Reggio Calabria.
 
Trump è perseguito in Georgia sulla base della legge federale antimafia, il Rico, Racketeer Influenced and Corrupt Organizations, che applica pene più severe e condizioni carcerarie più restrittive per i colpevoli di delitti da criminalità organizzata. Il presidente degli Stati Uniti a capo della mafia è più di quanto la mafia, fosse pure dello scervellato Riina, potesse sperare – o Saviano immaginare.
 
Gioia Tauro e Porto Empedocle si candidano sempre più inistentemente a ospitare gli impianti di rigassificazione che si rendono  necessari dopo il blocco dei gasdotti dalla Russia. Non è una grande scelta: i rigassificatori occupano molto spazio, come aree di rispetto, e non producono indotto – hanno bisogno ridotto di servizi esterni. È un po’ la scelta che fu fatta nel dopoguerra con le raffinerie. Che inquinavano. Ma anche il gas non scherza.
È il mito della Grande Industria – perdura solo al Sud? O dell’appalto?
 
Si può fare
Il Sud quest’anno va e fa meglio di Francia e Germania. È un dato che non cambia niente, o quasi, l’economia del Sud non vale l’1 per cento di quella francese o tedesca, ma il “sorprasso” ha un senso: si può fare, si può lavorare. Il Sud può farcela, con tutte le mafie e le antimafie di cui si è oberato.
La scoperta è della Cgia Mestre, confrontando dei dati previsionali, anche se suppostamente affidabili, delle più accreditate agenzie inteenazionali. Il Sud cresce quest’anno meno della media nazionale, dell’1 per cento circa, contro un 1,1 del Centro e un 1,2 del Nord. Ma cresce di più della Francia nel suo insieme (le previsione sono per un + 0,8 per cento del pil) e naturalmente molto di più rispetto alla recessione tedesca (- 0,3 per cento).
Non è un miracolo: il Sud ha messo a frutto un flusso di investimenti pubblici enormi, sia durante la pandemia, sia l’anno scorso a mitigazione del caro-energia: “Nell’ultimo quadriennio lo Stato ha erogato oltre 270miliardi”. Ne ha erogati di più al Nord, ma nel Sud la spesa pubblica ha inciso di più, sollecitando soprattutto il comparto costruzioni e l’agroindustria.
È una scoperta se comparata con i dati del 1953, del famoso documentario-indagine sulla povertà in Italia che l’Istituto Luce realizzò a complemento della ricerca della Commissione parlamentare che tra il 1951 e il 1954 indagò sulla povertà in Italia. Sulle condizioni di vita nelle valli alpine e del Delta del Po, nel Mezzogiorno, e nelle periferie metropolitame di Milano, Roma e Napoli. Un lavoro di ricerca assortito da una tabella riassuntiva sgomentante: la povertà colpiva meno del 5 per cento della popolazione nel Centro-Nord Italia,  tra il 21 e il 40 per cento al Sud. In particolare: 3,1 per cento in Friuli-Venezia Giulia, 2,3 in Veneto,1,4 in Lombardia, 0,3 in Piemonte, sul 2 per cento in Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Passava al 7,1 per cento in Umbria, e al 10 nel Lazio. Saliva al 37,7 per cento in Calabria, quasi due su cinque. E nelle altre regioni non molto meglio: 33,2 in Basilicata, 25,2 in Sicilia, 23,0 in Puglia, 23 in Abruzzo-Molise, 22,8 in Campania, 22,7 in Sardegna.
 
La verde Islanda
Il paradiso terrestre si è spostato al Nord, estremo, tra i ghiacci e i geyser, le notti lunghe, i giorni interminabili. Non è una novità, si sono costruite saghe su questi paradisi del gelo e della notte. Anche al Sud, molti hanno messo e mettono il paradiso al Nord. Ma in Islanda ora è diverso, attesta “Il Venerdì di Repubblica”, con un ampio reportage, testo e foto, di Claudia de Lillo. Perché “sono un migliaio gli italiani che hanno scelto come nuova casa il paese di Björk, dello stoccafisso e della parità di genere”.
Sono molti, sono pochi? L’arcipelago non arriva a 400 mila abitanti. Le sorprese vengono dentro. Le storie sembrano di disadattati, per motivi che non sappiamo, a leggere quello che dicono. La prima, Sara Bianchi, marchigiana, 43 anni, è in Islanda da quindici anni: è sposata, ha due figli, racconta de Lillo, “fa la maestra d’asilo per 2.500 euro netti al mese, che non bastano. Per arrotondare fa le pulizie nel suo condominio e la commessa in un negozio per turisti, quando i bambini sono con il padre, che «nel frattempo, come si usa qui, ha avuto un figlio con un’altra donna»”. Dunque, un paese a corto di uomini. E qui si può capire il paradiso: è degli uomini.Ma è scontento anche il latin lover, Roberto Luigi Pagani, di Cremona: “Qui prima si fa sesso, poi si decide se proseguire. Per divertirsi le ragazze preferiscono stranieri di passaggio”.
Anche il cibo lascia a desiderare. Nino Giunta, “un italo-scozzese” di Carate di Brianza, è dapprima lirico: “I ritmi lenti degli islandesi mi ricordano la Sicilia di mio padre”. È istruttore sub e ama immergersi, le sorgenti geotermiche pullulano: per chi si nutre di avventura, dice, l’Islanda è un banchetto continuo, ma non  lo è per il cibo, “che mi toglie la gioia” – “meglio l’acqua del cibo”, sintetizza il giornale. Francesca Stoppani, 26 anni, di Sapri, esordisce arrabbiata: “All’inizio ero arrabbiata con l’Islanda, perché è una società nepotista e tutto avviene per raccomndazione”.
L’infermiere Christian Spagnol, di Pordenone, è in Islanda con la moglie, anch’essa infermiera, lavorano in ospedale, lui con uno stipendio netto attorno ai 3.700 euro mensili, addetto alle terapie intensive, ma trova che “la sanità locale non è impeccabile”. Si è trasferito in Islanda con la moglie nel 2018, “in  autunno”, ricorda, “io lo chiamo «la stagione degli adiii», per i tanti tentativi di suicidio”. E spiega che “la salute mentale “è un problema critico, così come l’abuso di alcol, oppioidi e droghe pesanti”. Per 350 mila abitanti? Per il figlio Spagnol vuole un futuro diverso: quando andrà alle elementari cercherà un altro Paese, “perché qui il livello scolastico è basso”.

A che servono le polizie
Il signor Antonio Minutolo  da Reggio Calabria si ritiene obbligato a una lunga precisazione, minuziosa, .500 battute, tre cartelle,  che “Il Quotidiano del Sud” edizione Calabria gli pubblica, sul salvataggio di una persona in difficoltà nel mare della Marinella di Bagnara, “in località Cacilì”, dove “il malcapitato stava facendo il bagno”. Soccorso dallo scrivente, insieme ad altre cinque persone, un congiunto dello scrivente, “il padre del malcapitato”, un “signor Giuseppe Dato” che interveniva prontamente dal porto di Bagnara con  la sua imbarcazione, benché vi accudisse il proprio bimbo di quattro anni, un congiunto del Dato, e due giovani di cui fornisce età, nomi e cognomi. A cui si è aggiunto, sull’imbarcazione del Dato, “un altro uomo, immediatamente non identificato nella concitazione del momento”.
Il signor Minutolo protesta perché poi quest’uomo si presenterà e sarà riconosciuto come l’eroe del salvataggio. Mentre non ha fatto che “realizzare foto e video degli eventi”. Salvo qualificarsi alla fine come “agente di Polizia non in servizio”. E pretendere dai presenti “i documenti per l’identificazione”. 
Bizzarro aneddoto, se non per il fastidio della retorica corrente dell’“eroe”. C’è bisogno di “eroi”, la parola e la figura retorica più ricorrente: è eroe indifferentemente chi aiuta un nuotatore in difficoltà e chi salva un naufrago in mare in tempesta. Specie se il salvatore è delle forze dell’ordine. Un richiamo non corrispondente al significato e senso di eroe (“chi dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie”, Treccani”). Rispondente piuttosto a un bisogno di ordine.  Ma c’è da dire anche che i Carabinieri hanno fatto scuola in fatto di “likes”, fotografando inchini della Madonna in processione ai mafiosi. 


A Soverato la regione Calabia manda un commissario ad acta  per la rimozione di “alcuni ombrelloni adagiati sulla spiaggia”, bene demaniale. Oltre che per altri per altri due abusi: una rampa di accesso in legno a un’abitazione, costruita dalla famiglia che vi abita per abbattere una barriera architettonica, e lo spostamento di una fiera artigianale all’ultimo momento in una sede diversa da quella autorizzata.
Insieme con Soverato, altri 29 Comuni sono stati oggetto di commissariamento per lo stesso motivo, per abusi, edilizi o paesaggistici. A prima vista una decisione politica: la Regione, di centrodestra, castiga i Comuni non allineati, qualcuno del Pd, altri ad amministrazione indipendente – questi per la maggior parte, il centrodestra ritenendosi l’approdo naturale del voto civico, moderato. Tanto più che si tratta prevalentemente di Comuni grandi. Il sindaco di Soverato,  Vacca, un ingegnere, è stato eletto con 95 voti su cento a capo di una sua lista, lasciando una decina di voti al centro-destra di Occhiuto, il presidente della Regione. A Isola Capo Rizzuto la sindaca, dall’impegnativo nome Vittimberga, avvocato, è del Pd, benché in polemica col partito. A Lamezia Paolo Mascaro, indipendente, un avvocato contro cui i partiti hanno promosso invano lo scioglimento del consiglio comunale per “infiltrazioni mafiose” – misura che lo stesso Mascaro aveva impugnato amministrativamente con qualche successo, e con la pronta rielezione.
Il colore politico dei commissariamenti è confermato dal dirigente della Protezione Ambientale di Occhiuto, l’ingegnere Salvatore Siviglia, che fissa sfottente un ultimo appuntamento agli amministratori locali che volessero contestare il commissariamento: lo fissa, con dichiarazioni ai giornali, alle ore 11 del 14 agosto – tra domenica 13 e i giorni festivi del 15 e del 16. 
Ma sono abusi segnalati, a Soverato come a Isola Capo Rizzuto, dalla Guardia Costiera. Che si direbbe impegnata in ben altre osservazioni che gli ombrelloni sulla spiaggia – Soverato è a 50 km in linea d’aria da Cutro, Isola Capo Rizzuto a una decina.
 
Cronache della differenza: Sicilia
Non è dolce Domenico Dolce con la sua Sicilia, “madre, amante”. Soprattutto con i giovani, che sanno solo scappare. Domenico Dolce di Polizzi, che di nome intero fa Polizzi Generosa. Il paese di Borgese, Vincenzo Errante, e altri personaggi. Ma essere scontenti fa parte della “sicilitudine”.
 
Mentre – contemporaneamente – i ragazzi di Palermo violentatori danno ragione a Dolce. Quelli che si vantano, dopo carcerati, dello stupro: violenti per essere sventati. Come del resto era Riina, il grande distruttore. Stupidi ce ne sono dappertutto, ma solo nell’isola un Riina è stato imprendibile, mitico.
 
È quello che prova a fare ora Messina Denaro, il personaggio romanzesco. Che di se stesso dice,  illustrandosi come primula rossa, bandito con una vita normalissima in mezzo alle squadre catturandi: “Io non faccio parte di niente, io sono me stesso”. 
 
Messina Denaro? “Un criminale onesto”. A  Maurizio de Lucia, il Procuratoe Capo di Palermo, che lo interroga dopo l’arresto, contestandogli l’appartenenza alla mafia, il bandito risponde: “Io non faccio parte di nessuno, io sono me stesso. Ma se devo essere un criminale mi definisco un criminale onesto”. E interrompe de Lucia che gli obietta: “Ma questo è un ossimoro, lei sa cosa significa naturalmente”: “Sì l’ossimoro, la gelida fiamma. Facevano sempre questo esempio a scuola”. Si direbbe un “tipico” umorismo siciliano, o pirandelliano.  
 
Il colonnello Russo aveva inndividuato la mafia montante dei Corleonesi, di Totò Riina, e per questo fu ucciso nel 1977. Senza nessuna risposta. Se non che la famiglia del colonnello fu abbandonata. Nelle more della complesse pratiche per la pensione di reversibilità, la vedova del colonnello dovette fare le pulizie in casa d’altri. Lo ricorda la figlia  Bebedetta in un libro. Senza reazioni.
 
La Regione Sicilia paga di multe 80 mila euro al giorno per non completare i depuratori. Di cui la mitica costa ha gran bisogno. A Palermo “l’incompiuta va avanti da 36 anni”, il collettore sud-orientale, “la spina dorsale del sistema fognario”.
 
Canta Rosa Balistreri a Palermo Chris Obehi. Obehi è nigeriano, di etnia, dice, esan  (Is’han), un minuscola popolazione nel grande Sud-Ovest della Nigeria, sbarcato a Lampedusa nel 2015, a diciassettte anni dichiarati.
 
“La scelta di localizzare a Lampedusa un hotspot ne ha fatto la meta privilegiata degli scafisti. L’isola accoglie oltre 1.500 persone\migranti al giorno, Pantelleria poche decine, benché sia più vicina alla Tiunisia, abbia un’estesione maggiore e maggiori presido sanitari”, Pietro Massimo Busetta su “Quotidiano del Sud”. Non c’entra il fatto che Lampedusa era per turisti pochi e di pochi mezzi, mentre Pantelleria è dei ricchi e famosi?
 
Si fa scandalo in Sicilia per una donna che va al ristorante cooperativo gestito da una cuoca senegalese, chiede se la padrona è africana, e se ne va – senza nemmeno essersi seduta? Ci si chiede se è una donna siciliana o una turista – il fatto è avvenuto presso Agrigento. Ma si direbbe proprio siciliana: la provocazione del nulla – la donna sapeva che la padrona era africana.
 
In un Tribunale non siciliano Dell’Utri sarebbe stato condannato? Si può condannare sulla testimonianza di personaggi come Cancemi, Contorno o Spatuzza?
 
È bastata una serie tv fortunata, “The White Lotus”, e laSicilia all’improvviso torna meta turistica internazionale di prima grandezza. Nei primi sette mesi gli arrivi sono aumentati del 56,6 per cento, e il traffico aeroportuale del 62 per cento. A volte basta poco – un poco di fortuna.
 
Evocando  due film di mezzo secolo fa, “Malizia” e “Giovannona coscialunga”, Emiliano Morreale nota che sono ambientati in Sicilia. Erano film “d’evasione”, in “un momento di grandi contraddizioni”, il 1973, e “sceglievano la Sicilia come luogo in cui evadere”, per “la sua tradizione di scrittori erotici”. Il critico ricorda Brancati e Patti. Ma anche Camilleri si dilettava di romanzetti erotici – detti “di costume”, alla francese. Perfino Sciascia divagò, sul cerhio e il triangolo.
 
Cagliostro fu molte cose che probabilmente non fu, ma certamente fu siciliano. Anche quando fu “scoperto” – che era impossibile: fu processato su denuncia. E periodicamente ritorna. Ora con “Le cento vite di Cagliostro,” di Domenico Palmieri. L’uomo che è e che non è. Che curiosamente non ha attirato l’attenzione di Pirandello, o di Sciascia, di Camilleri. Anzi, dimenticato in Sicilia.

leuzzi@antiit.com

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