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sabato 9 marzo 2024

L’informazione non è ricatto

Nel mezzo dello scandalo del mercato delle intercettazioni Elly Schlein in comizio e Mattarella con i visitatori si attardano sulla libertà d’opinione.
Schlein si può capire, per inesperienza. Ma Mattarella? È come scantonare – creare un diversivo: si discetta di libertà d’opinione per coprire lo scandalo, il delitto? Perché ciò di cui si discute un bambino lo capisce: è l’uso distorto dell’informazione, per ricattare e calunniare. È lo sfruttamento della libertà a fini di ricatto e violenza. Per carrierismo o per interesse, dietro un malinteso giornalismo d’inchiesta.
O c’è un difetto culturale in questo scambio. Di chi si è avvicinato alle tematiche della libertà d’opinione marginalmente e tardivamente – non è mai stato un tema del campo confessionale, o allora per antimodernismo.
La libertà non è fare – dire, nel caso dell’opinione - tutto cò che si vuole contro qualcuno. La libertà d’opinione non è lo scandalismo – sei un farabutto, provami che non lo sei.
Lo scandalismo è genere giornalistico mainstream, bello-e-buono, giusto in Italia, paese confessionale . Giusto in Italia il capo dello Stato e la capa del maggiore partito possono confondere il malaffare con la libertà d’opinione.
Tattica politica? Può essere. Dell’insinuazione come genere giornalistico, il “tormentone”, fu maestro Claudio Rinaldi. Col quale si divertì ad affondare Craxi, D’Alema e altri minori, tra essi Sofri. Tutti di sinistra. Affondando con loro anche “L’Espresso” e “Panorama”, testate già robuste, di sano giornalismo.

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