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lunedì 18 giugno 2012

Montalbano dostoevskjano tra le donne

Camilleri voleva “ucciderlo”, ma Montalbano è più forte di lui. Non sprezzante del genere umano e anzi politicamente corretto, a favore delle donne, degli immigrati, dell’ambiente, del comunismo, ma nei propositi, nei fatti scorretto – qui ci sono uno stupro inventato, un adulterio felice, e una guerra di mafia indotta con soddisfazione. La donna gli appare stinta, traggediatrice, remota, a meno che non sia procace, l’uomo facile conquistatore, mentre la mafia, che c’è, non fa danni. E lupo solitario. Senza un amico o un confidente. Fidanzato da tempo immemorabile, almeno una ventina d’anni, con una donna cui rifiuta un figlio, anche adottato, e che comunque gli piace lontana. Con la quale sa solo litigare. Solo a casa e fuori, senza la socialità d’obbligo del single odierno, è anzi uno che mangia solo, e se in compagnia non parla. Egoista in ogni occorrenza.
Qui precisa molto, nel misoneismo, misantropico più che maschilista, il suo ideale di donna. È quella che “se lo fa”. Dapprima Ingrid, “la svedese”. Qui una tigre milanese, immaginarsi, seppure di radici isolane, una donna d’affari, decisa quanto svelta. Che – finché – fortissimamente lo vuole. Montalbano non resiste: non ha passioni, se la donna che va a cavallo, bionda e anche bruna, lo soggioga. Mentre la fidanzata-moglie è una litigiosa – la famosa Santippe – e un pìtima. Genialmente (perfidamente) non convivente: nell’epoca delle convivenze, la coppia Montalbano esiste per scoppiare. Altre donne Montalbano non conosce. La madre, che si suppone lo abbia cresciuto, nella colpevole latitanza del padre, semplicemente invece non esiste.
Questo Montalbano non è quello del film. Ha anche tratti dostoevskjani. Il perfido Camilleri che voleva liquidarlo si lascia andare a costruirgli uno spessore di cose indecenti, pulsioni inconfessate o maledettamente impossibili, come la paternità. Ma poi è sempre il fascistone di vecchia memoria, coi superiori, coi dipendenti, un po’ il fratello minore delle vecchie famiglie, senza passioni, senza una vita propria, seppure con un’attività professionale. Con poche differenze, anzi una sola: il fratello minore scapolo fumava, mentre Montalbano, ecologico, passeggia in riva al mare e nella buona stagione si fa una nuotata. Qui c’è una novità: che Montalbano riesce finalmente da andare a letto con un’amante. Sempre interrotto di solito al momento culminante, una vera sindrome da coitus interruptus, l’amorazzo qui si realizza, in una sorta di passione invincibile – senile?.
Andrea Camilleri, Una lama di luce, Sellerio, pp. 265 € 14

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