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lunedì 14 gennaio 2013

Quell’Hitler era uno di centro

Provato e riprovato da Rocco Militano, che per primo ha popolarizzato Dante in teatro (rima di Sermonti e Benigni: tuttora lo fa per le scuole), è irrappresentabile. È il testo teatrale più “rappresentabile” di Mishima, e tuttavia non lo è: il nodo drammatico, l’uomo di Stato che in un colpo solo, “in un solo giorno” dice Mishima, si libera dei suoi rivoluzionari incompatibili, la destra e la sinistra (Röhm e le SA da un lato, dall’altro Gregor Strasser, l’ala sindacale), non dice nulla.
La rilettura svela però il fascino di questa operina da camera all’uscita a ottobre del 1968 - dopo vari interventi dell’autore, alla Pasolini, contro gli studenti in rivolta: è antirivoluzionaria e totalitaria. Mishima si espresse allora e dopo, in successive presentazione del dramma, contro Hitler, “un mostro del XX secolo”. Ma ne fa un dittatore intelligente, anche contro i superuomini alla Krupp che s’immaginano di controllarlo: “Sì, è necessario che la politica segua la via di centro”. È l’ultima parola di Hitler: spietato e moderato?
Yukio Mishima, Il mio amico Hitler



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