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sabato 25 gennaio 2014

Ombre - 206

“La democrazia italiana è morta col governo Monti”, spiega Noam Chomsky in conferenza al Parco della Musica a Roma. Non con la fine, con l’inizio del governo Monti: “Un premier non eletto ma designato dai burocrati di Bruxelles. Il risultato di un’Europa che ha distrutto il welfare, orientata da banchieri e industriali capaci di orientare le scelte dei governi, indipendentemente dal loro colore politico. Mentre i giornali si occupano di scandali locali, sport e star del cinema”.

Letta, che ha fatto il governo con Berlusconi, e resta in carica col voto di fiducia di Berlusconi, chiede subito una legge sul conflitto d’interessi. Contro Berlusconi? No, contro Renzi. Per evitare la legge elettorale – finché non c’è la legge, non si va a votare, il governo dura, e tutto va bene. All’ombra dell’onestà.

“Ruby-ter, indagato Berlusconi”, titola “la Repubblica”: “Tra i pm non c’è Boccassini”. In effetti, è una notizia.

Senza più credito, Hollande lo cerca in Vaticano. Con l’aborto libero e il matrimonio gay, ma papa Francesco non si sottrae. Giusto per le tv. Un colloquio di 15 minuti, al netto dell’interprete. Per nessun motivo, giusto per le tv, da veline.

Ufficialmente, Hollande ha proposto al papa la benedizione degli ignoti nemici di Assad. Ma non ce n’era bisogno: Hollande è bigamo, è un passo avanti per l’unità delle fedi, a metà con le quattro mogli dell’islam.

Poi, il papa ha dovuto spiegare a Hollande che san Francesco d’Assisi è il loro santo comune. Il laicismo si vuole ignorante?

“I 5 Stelle votano per il ritorno al proporzionale. Trionfa il modello Prima Repubblica”. Il nuovo.

Vietti (Csm): La carriera sarà legata al rendimento”, “La corrente non può esser un ufficio di collocamento”, “Stiamo elaborando la riforma, bisogna sapere quanto e come lavorano”. Quando non si sa. Si sta parlando dei giudici, che si sa, non da ora, non ne vogliono sapere di lavorare. Soprattutto fra i più aspri censori della morale, Santacroce, Canzio e gli altri supremi della Cassazione.

Gioca la Roma martedì sera in chiaro alla Rai, e dalle 20.30 alle 22.30 non c’è un macchina per strada. Pizzerie e ristoranti vuoti, del tutto. Parcheggi immobili. Un’allucinazione? Un miraggio? Notturno?

“Pregiudicatellum”, “condannatellum”, non si sa coma bollare d’infamia la legge elettorale. La trovata non viene, l’ora è fuggita?

Un “agguato” politico. La cosa più curiosa dello “scherzo” delle Iene a Paola Ferrari, un tentato stupro all’ingresso della sede Rai milanese, è che la conduttrice è di destra. Anzi, proprio della Destra della sua amica Satanché. Ma si possono dire le Iene di sinistra, se lavorano a Mediaset? Saranno le berlusconiane colombe contro i falchi.

Panebianco chiede di dare la “giusta dimensione” alla disoccupazione giovanile, escludendo dal computo gli studenti delle superiori e gli universitari. Per non dare al fenomeno, già grave di suo, dimensioni catastrofiche – “che studio a fare se tanto non lavorerò?”
L’Istat lo taccia d’ignoranza: il professore non sa che ci sono le regole europee. Ma chi è più malato, l’Istat o l’Europa?

“Dei cinquemila dipendenti del San Camillo”, scrive “la Repubblica-Roma”, “919 hanno il certificato di inabilità”. Audaci? Ma uno stipendio fa comodo. San Camillo è il grande ospedale di Roma.

Fabio Picchi, simpatico titolare del “Cibreo”, ristorante nazionalpopolare di Firenze, lamenta le vessazioni di una vigilessa, che gli contestava un cm. di sporgenza di una vetrina, e la copertura di un buco del marciapiedi con uno zerbino. Con infinite cause perse dal Comune, ma con spese di tempo e soldi del Cibreo. Senza scandalo. Per esempio, Picchi non lamenta di aver dovuto anche pagare lo stipendio alla vigilessa.

“Berlusconi nella sede del Pd. La folla lo contesta”. Il messaggio corre, ipad, iphone, giornali online  in delirio. Dovendo passare, ignari, per via della Mercede all’ora X, non c’erano più di una ventina di persone, molte meno delle guardie, la maggior parte delle quali incuriosite. La contestazione era un uomo coi baffi, davanti a un compagno con un piccolo striscione, e un compare che li riprendeva. La contestazione è la rete.

Fa in effetti senso vedere un condannato, appena espulso dal Senato del giudice Grasso, protagonista e anzi ispiratore della politica. Tanto più che fra poco sarà in carcere, ri- e pluricondannato. Fa senso per i suoi giudici più che per lui.

Trierweiler, delusa nell’amore sovrano, si ritira a Versailles. Pompadour dell’epoca dei diritti.
Anche Pompadour era cagionevole, e piuttosto politicizzata.

Soprattutto, Vietti – chi era costui? – non parla degli appannaggi. Mediamente superiori a quello del presidente della Repubblica. Che è uno, mentre i giudici sono una forza lavoro, si fa per dire, non irrisoria, novemila. Per lavorare un giorno la settimana, accumulando dieci, o sono otto?, milioni di processi pendenti. Più che una corporazione, una pacchia. Goliardia spinta.
Senza che mai lo stesso presidente della Repubblica, “la più alta magistratura dello Stato”, protesti. Si diverte? Li teme?

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