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martedì 3 giugno 2014

A Farage il voto anglo-asiatico

Come già Bossi anche Farage, se è razzista, farà bene a convertirsi. Bossi, che partì sparato contro i meridionali a Milano, poi ne risultò il più votato. Per Farage ha votato in massa, facendo la differenza,  il piccolo commercio. Cioè gli “anglo-indiani”, pakistani e bengalesi compresi: sono quelli che di più temono la nuova immigrazione.
L’Ukip di Farage è diventato il primo partito in Gran Bretagna agitando il timore dell’immigrazione indiscriminata che la Ue sta per aprire dai Balcani. Non ci sono risorse da investire in nuova immigrazione, questi gli argomenti. E scuola, sanità, previdenza, i servizi pubblici essenziali, sono già sotto stress con la popolazione esistente. Ma Farage ha fatto breccia soprattutto sul piccolo commercio al dettaglio, oltre che sulla manovalanza sparsa - che nel Regno Unito non è vasta, e non comunque inglese-inglese – e sui disoccupati.
Su una popolazione britannica di 55 milioni, un 12 per cento è di nuova immigrazione, nata all’estero. Valutando a un 8 per cento i nati nel Regno Unito figli o nipoti di immigrati nati fuori, la popolazione britannica di immigrazione recente, nell’ultimo cinquantennio, è il 20 per cento del totale, 11 milioni. Otto di questi vengono da fuori Europa. Sono loro il bacino elettorale di Farage. Minacciati dall’apertura totale delle frontiere agli europei, ai più poveri tra di essi.

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