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mercoledì 19 agosto 2015

Il mistero dell'impero

Ci fu un rigurgito di colonialismo nel 1947, con De Gasperi, in parte coltivato dal Vaticano, come “sbocco per l’eccesso demografico”: la Repubblica come già il fascismo appena sconfitto, e l’Italia post-unitaria del “posto al sole” – come se in Italia fosse la cosa che manca. La storia sempre riserva sorprese, ma quella dell’imperialismo italiano malgrado tutto è povera. Anche questa di Mola, che lo dice lui stesso.
“Sbrigativamente liquidato come «avventura» di capi politici e militari, come ambizione di una dinastia recentemente affermatasi, frutto esotico del gracile capitalismo nascente, l’imperialismo italiano, spesso riduttivamente denominato «colonialismo», attende ancora un’esauriente ricostruzione storica”. La attendeva nel 1980, quando Mola pubblicò questo repertorio, e la attende ancora. Ora che l’Italia si vuole di nuovo imbarcare in Libia, fra centocinquanta tribù intrattabili, sarebbe opportuno sapere almeno perché.
Mola non tenta un’analisi. Organizza un’antologia di storici settoriali e protagonisti d’epoca (Pascoli, Nitti, Fortunato, Sonnino, Franchetti, Labriola, Corradini, Ferdinando Martini…), sui vari aspetti della colonizzazione. Limitandosi a deplorare che “non si sia sviluppato, in questo dopoguerra, un adeguato dibattito storiografico intorno all’acquisto ed al governo delle colonie”.
Aldo A.Mola, L’imperialismo italiano

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