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giovedì 15 dicembre 2016

Il tanfo di chiuso che fa bello Proust

Un gioiellino. Non rivela nulla ai proustiani, ma gli fa rivivere Proust com’era, parlandone per contorni, il cappotto di pelliccia seppellito al museo, le foto ingiallite, i cultori della materia, alcuni i essi testimoni diretti. E si fa amare dai non cultori. Grazie al racconto come in diretta – Foschini è stata conduttrice tv.
Si parte da un incontro con Piero Tosi, che con Visconti trent’anni fa sta studiando come portare la “Ricerca” sullo schermo. Tosi indirizza Foschini su Jacques Guérin. Un personaggio solido, che morirà poi quasi centenario: omosessuale risolto già negli anni di Proust, che invano Violette Leduc tenterà d’innamorare, industriale profumiere, collezionista d’arte e di autografi, salvatore di molte memorie di Proust. Attorno a Guérin un Proust emerge com’è noto ai cultori: a disagio nella sua famiglia, i genitori, il fratello, la cognata, e tanto più perché è un tipico “figlio di famiglia” (Walter Benjamin). Con un ritratto fuori ordinanza del fratello Robert, che butta e brucia le carte del fratello senza nemmeno scorrerle, per mettere ordine. Con sua moglie ed erede Marthe Dubois-Amyot, figlia della amante del padre, il professor Adrien Proust, sposata senza amore, per questo e perché è ricca, che di suo brucia le carte di Proust che “non fanno onore alla famiglia”. Con la loro figlia Sylvie, avida e stolida venditrice di autografi. E col cappotto naturalmente, foderato di pelliccia e sdrucito.
Il tutto è rivisto attraverso le carte e gli oggetti salvati da Guérin. Da cui un altro Proust emerge, non di maniera – non snob, non scherzoso, non giovanile: triste, grigio, cerchiato di nero, come lo schizza Cocteau nel 1911, malato, molto solitario, impecunioso, con un terribile tanfo di chiuso. I mobili odiosamati di casa Proust, la parte che aveva voluto per sé in una puntigliosa divisione con Robert alla morte della madre, nel 1905, regalerà nella primavera del 1917 a Albert  Le Cuziat, “Jupien”, per arredare il piccolo hotel Marigny in rue de l’Arcade n. 11, trasformato in bordello gay.
Lorenza Foschini, Il mantello di Proust, Mondadori, pp. 100, ill. € 17

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