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martedì 17 gennaio 2017

La Polonia e il male dell’Europa

Salvata dal comunismo e dalla Russia dal papa polacco, inventato dai cardinali italiani. E dai soldi di Craxi, via Nerio Nesi e la Bnl Atlanta. Accolta generosamente a Roma e dintorni nell’esodo verso  il Canada e gli Usa – ricordate l’ingegnere polacco al semaforo, l’inventore del pulivetro? Avviata al mercato dalla Fiat, in tempi incerti e di nessun mercato – reddito da spendere. Ora è distante il centuplo delle canoniche mille miglia, estranea, e in tutto ostile. Non per partito preso, per incoscienza, e questo è il peggio.
È la Polonia. Ora patrocina la crociata anti-Fiat dei bavaresi del governo Merkel con tranquilla indifferenza: la sua commissaria Bienkowska è molto più sparata del vanitoso Dobrinski. Che dirne?
Non ci sono praticamente relazioni tra Roma e Varsavia. Come non ce ne sono altre che tra Varsavia e Berlino e tra Varsavia e Washington. Puntando sul grosso – cosa di meglio che la Germania e gli Usa – la Polonia è diventata immemore e anche sprezzante. Che dirne, se non augurarle fornicazioni eterne con questi due paesi, e buon pro. Ma non sarà così, e quindi bisogna occuparsene.
Si prendano l’Ucraina e la Russia, il nuovo problema slavo che la Polonia ha creato. Dobbiamo a Varsavia la disintegrazione dell’Ucraina e la nuova guerra fredda contro la Russia. Che fa male all’Europa, ma giova evidentemente alla Polonia, a chissà quali disegni egemonici in terra slava. Per questo la Polonia è ora saprofita della Germania e suo fedele esecutore. Poi domani Alternative für Deutschland chiederà indietro la Slesia, e allora la Polonia andrà a Mosca, e si ricorderà di Roma e di Parigi. Bisogna quindi reagire al suo saprofitismo teutonico sapendo che domani se ne vorrà protetta.
La storia non si ripete? Come no, la prima parte si è già ripetuta: la Polonia non sa stare in pace con se stessa. È dal tempo della “terza guerra di successione al trono di Polonia”, quindi dalla seconda liceo, che la Polonia si vuole antipatica più che simpatica..

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