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venerdì 2 giugno 2017

Appalti, fisco, abusi (105)

La Cgil e l’ex Pci, oggi Mdp, hanno fatto abolire i voucher per un sussulto morale: “Sono sfruttamento del lavoro”. L’effetto è che ora non si accettano più i lavori stagionali: si preferisce l’indennità di disoccupazione, e il lavoro in nero, senza versamenti all’Inps e senza tasse.

Il governo tenta di reintrodurre i voucher con limitazioni. Di durata e di retribuzione. Che però necessitano di un contabile esperto, se non di un giuslavorista. 
La protezione del lavoro si ribalta in protezione dei consulenti, e in costi non sostenibili per le famiglie.

Telecom-Tim telefona una media di otto volte al giorno, dal lunedì al sabato, da tre anni, per “recuperare” le linee passate ad altro gestore. A un costo, per l’azienda oltre che per l’utente?
Nessuna protesta viene a capo dell’abuso. Non all’Autorità per la Privacy, non a quella delle Telecomunicazioni.

Si chieda a Tim di passare da un contratto Tutto Voce per la linea fissa a un contratto Voce, per risparmiare sul canone, più che raddoppiato - da 32 euro bimestrali a 29 ogni quattro settimane.
L’operatrice dice: ecco fatto, tra un mese il suo contratto sarà Voce.
Passano due mesi, senza modifica. L’operatore Tim dice che la variazione non si può fare se prima non c’è il subentro, essendo la linea intestata a familiare deceduto. Per il subentro basta inviare una richiesta per fax, col codice fiscale.
Passano due mesi senza risposta. L’operatrice dice che il fax c’è ma è sbagliato. Bisogna allegare alla domanda la tessera fiscale, fronte\retro, la carta d’identità fronte\retro, e il certificato di morte dell’intestatario della linea. Procurarsi il certificato di morte è un’impresa, ma si fa.
Altri due mesi sono passati, e niente. Si provi allora, rinunciando al vecchio numero con tutti i suoi contatti, a disdire l’abbonamento. Non si può, può farlo solo l’intestatario.

La Riviera Apuana ha visto la spiaggia profonda sparire in pochi anni, erosa dal porto di Carrara. Che ora colpisce fino in Versilia.
Il porto, bloccando il ripascimento naturale con la sabbia del Magra, si è “mangiato” 15 km. di spiaggia, della stessa Marina di Carrara, di Marina di Massa, e del Cinquale-Marina di Montignoso. Sono banchine volute da Fanfani, oltre mezzo secolo fa, per esportare le caldaie e le turbine della Nuovo Pignone, di cui aveva imposto il salvataggio all’Eni, che non esiste più. Il porto è praticamente vuoto, ma se ne dispone l’ampliamento, con un nuovo molo.

I comuni della Versilia, Forte dei Marmi in testa, fanno fronte all’erosione della spiaggia provocata dal porto di Carrara utilizzando la sabbia marina del porto di Viareggio, che è minacciato d’insabbiamento. Al costo di un milione per questo primo intervento.
Molti milioni sono stati spesi negli anni per un inutile contrasto all’erosione. Almeno 30 miliardi di lire per le marine di Carrara e Massa, negli anni 1990. Nel 2003 la regione Toscana ha speso 15 milioni per geotubi sottomarini, e per i ripascimenti annuali con sabbia di fiume. Ora investe 26 milioni per rifare le barriere lapidee in mare. Nel mentre che studia di ampliare il porto di Carrara.
L’appalto è fine a se stesso, per le cave di sabbia e i costruttori di moli.

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