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giovedì 1 giugno 2017

La kore Persefone, eterna primavera

“Lieve” è la Persefone-Proserpina di tanta arte – Simplicitas in Ovidio: la kore, fanciulla, l’immagine della levitas o legerezza. Un mito durevole che è un fatto. In un’accezione duplice: dell’innocenza tradita, e del risveglio di primavera - “la dea che prorompe sulla scena della natura agitandola e rivitalizzandola” (Deidier).
Il mito è forse più complesso. Come kore Persefone è celebrata tuttora in Calabria, nell’area grecanica di Bova, nella Settimana Santa. Secondo Diodoro Persefone è anche madre di Zagreo, generato in lei segretamente da Zeus. E quindi di Dioniso, nel quale il cuore di Zagreo, quan do fu fatto a pezzi dai Titani, rivisse.
“Proserpina lieve” Roberto Deidier trae da Alda Merini. Ma il mito è antico, quanto l’Occidente o la sua letteratura, da Omero e gli “Inni orfici” in poi. Deidier ne traccia l’insorgenza in epoca  moderna, dal Filarete a Kokoschka, e da Dante fino a D’Annunzio – e a Rosso di San Secondo, Sem Benelli, Montale (traduttore in versione ritmica del melodramma “Proserpina e lo straniero” di Omar Del Carlo, musicato da Juan José Castro).
Prendendo l’abbrivio probabilmente da Ghiannis Ritsos (“Persefone accetta il Fato che la vuole aperta sulla «quarta dimensione», oltre i confini della propria corporalità, come una fetirita inferta alal apafrenze dela vita, alla volgarità del presente”), Deidier ripercorre il mito con una esauriente introduzione, e le traduzioni da Omero (“Inno a Demetra”), Ovidio, Claudiano, Marino, Goethe, Swinburne, Tennyson, e lo stesso Ritsos.
Roberto Deidier (a cura di), Persefone. Vaziazioni sul mito, Marsilio, pp. 188 € 8,50

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