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martedì 27 novembre 2018

Usa-Cina dalla coesistenza concertata al confronto


Come è cambiata in pochi anni la globalizzazione, la relazione Usa-Cina che ne è alla base: dalla concertazione al confronto. Ma Kissinger, che della coesistenza con la Cina, e quindi in nuce della globalizzazione, era stato l’artefice nei primi anni 1970, già ne dava conto nel suo voluminoso trattato “Sulla Cina”, nella postfazione alla riedizione nel 2102.
Il confronto non trova nessuna traccia ufficiale in Cina, avvertiva, “anzi si riafferma il contrario”. Ma “abbastanza materiali circolano in Cina”, rilevava, “nella stampa semi-ufficiale e nei centri di rierca pubblici per sostanziare la teoria che le relazioni cino-americane muovono verso lo scontro piuttosto che verso la cooperazione”. Mentre negli Stati Uniti rilevava un ritorno della “eccezionalità” americana nel senso della democrazia da “esportare”, perché solo la democrazia aiuta la pace. Lo rilevava “in una parte del mainstream”, dell’opinione pubblica dominante, “a destra e a sinistra”. Con la persistente obiezione che la Cina “prospera in un sistema internazionale mantenuto dall’America, mentre mantiene relazioni amichevoli o non impegnate con buon numero di avversari dell’America”. Trump non ha inventato nulla.
Kissinger cita anche studi e rapporti degli Stati maggiori americani preoccupati dal riarmo cinese. Non ne analizza la valenza, ma a, conftonto militare crede meno. Pilastro del suo trattato è che la Cina è ben Zonghuuo, che si traduce Regno di Mezzo ma nel senso di Regno Centrale. Quello della cui superiorità culturale ogni altro deve dare atto. Ma il predominio si vuole culturale, l’espansione si ferma “alla linea della costa”. La Cina non ha mai colonizzato niente, rileva - due sole invasioni ha tentato, entrambe contro il Giapone, ma a opera di imperatori mongoli, peraltro fallite contro i venti avversi, i kamikaze, “venti divini”.
Fino a ora, ormai da mezzo secolo, il rapporto fra Usa e Cina è quello avviato da Kissinger nel 1971, della “coesistenza concertata”. La politica che ha stabilizzato il Pacifico, dopo il Vietnam, facendone l’area di maggiore sviluppo al mondo e nella storia. Nixon e Mao la consacrarono nella stessa Pechino l’anno successivo. La “coesistenza concertata” si basava, e si basa, sull’accantonamento di tutto ciò che può creare frizioni, per dare libero corso invece alle opportunità di scambio e libera evoluzione delle reciproche sfere d’influenza.
Nei contatti segreti a Pechino nel 1971, e poi nell’incontro “storico” di Nixon con Mao, che pose le basi della “globalizzazione”, nientedimeno, la “coesistenza concertata” prevedeva anche, scrive Kissinger, un meccanismo di “valutazione delle vere intenzioni” dell’una e dell’altra parte in caso di crisi, sempre al fine di sciogliere attriti e questioni che ne fossero alla base, per consentire ai problemi di dissolversi, spiegarsi, rientrare.
Ben prima della “trappola di Tucidide” del professor Allison, il professor Kissinger sapeva nel 2011 (pubblicò il trattato per i quarant’anni della sua visita a Pechino) che in quindici casi studiati di confronto tra una potenza emergente e una potenza dominante, undici volte la cosa è finita in conflitto. Ma la pace, dice, non si fa con la guerra.
Henry Kissinger, Cina, Oscar, pp. 514 € 13

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