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sabato 29 giugno 2019

Un’Autorità per il volontariato – troppa criminalità

Il business degli affidi, dell’assistenza all’infanzia in genere, come quello dell’“accoglienza”, appena indagati, mostrano crepe vistose, di malaffare. Il “terzo settore”, o del volontariato, è cresciuto senza controlli, che invece sono necessari, non essendo questo settore altro che l’utilizzo di risorse pubbliche, a fini privati. Non c’è codice deontologico, non c’è alcun tipo di selezione all’ingresso, né Autorità di controllo di settore. Il vero volontario, anche non retribuito, vi costeggia il traffichino.
C’è un’opzione di favore per il volontariato, e anche questo contribuisce al malaffare. Alle intrusioni, che però non sono eccezioni. Dalla gestione dei fondi rom a quelli per l’immigrazione, ai disabili, all’infanzia. L’improvvisazione è il delitto minimo, di gente che non ha preparazione specifica e non se ne cura. Con una impunità strana, in questa epoca in cui si indaga su tutto. Da qui limpudenza, come a Reggio. Forse perché il settore si è sviluppato soprattutto all’insegna di quello che è oggi il partito Democratico: a Reggio Emilia come già a Milano e a Firenze – qui con speciali colpe, perché si sono difese per un decennio buono strutture di assistenza ai minori, attorno a Il Forteto, dove i minori stessi erano vittime di abusi di ogni genere.   
Il settore è immenso, anche se vive all’apparenza di piccole cifre. I 35 euro al giorno per immigrato sembrano e sono niente, ma ci si può guadagnare sopra, anche molto, senza faticare. Gli affidi sono più remunerativi, la criminalità vi è per questo più tracotante: si va dai 200 ai 400 euro al giorno, a spese dei Comuni (che tentano di rivalersi sulla famiglia originaria) e delle Asl. A favore di strutture convenzionate che non offrono alcun aiuto all’infante, solo vitto e alloggio, in camerate.
Si spiega così il numero abnorme degli affidi di minori in Italia, dove pure la famiglia è ancora un istituto sentito: 50 mila. Per un fatturato di un miliardo e mezzo di euro l’anno. Al netto delle “commissioni” che le famiglie privilegiate nell’affido da questi istituti e dall’assistenza sociale pagano volentieri – un obolo a fin di bene.

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