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venerdì 15 novembre 2019

Non buttare niente, è una fortuna

L’economia della conservazione e del riciclo - della sostenibilità- trattata in dettaglio, nelle tante sua articolazioni, e nelle opportunità che offre, anche nel quadro della nuova economia green. Nonché della sua articolazione, con relativi finanziamenti, in sede europea.
“Città, imprese e modelli produttivi, l’Italia che cambia” è il sottotitolo. L’Italia è il paese in Europa, e a questo riguardo nel mondo, che più è cambiato – forse in subordine o alla pari con la Germania. Eccetto che per alcuni pregiudizi o resistenze conservatrici, specie sulla termovalorizzazione dei rifiuti, che pure consente di ricavarne ottimi beni: concimi naturali e potenza elettrica. L’economia del recupero o riciclo (restauro, riuso, ricostruzione) nasce con “I limiti allo sviluppo”, che il club di Roma elaborò ne 1970, e la crisi petrolifera tre anni dopo in qualche misura impose. Di pari passo con le politiche anti-inquinamento o ambientali, che la presidenza Nixon aveva varato in America nel 1969.
Molti passi sono stati da allora fatti, e sopratutto molte tecniche nuove elaborate in questa ottica. E oggi l’economia circolare è una parte già consistente della struttura produttiva, e quella che cresce più rapidamente – insieme con le ultime applicazioni dell’elettronica, l’intelligenza artificiale. Si è già al riutilizzo delle batterie esauste da auto elettrica.
Di fatto nessun riciclo è impossibile. Eccetto che per le scorie delle centrali nucleari. E questo è l’esito di un’utopia – o di una politica industriale surettizia – affrettata negli anni 1970. Quando i “limiti allo sviluppo” si imposero non per la preservazione del pianeta ma per una previsione sbagliata di esaurimento prossimo venturo delle fonti di energia fossili. Con esiti però anche qui positivi: Exxon, allora potentissima compagnia petrolifera, la più grande al mondo, e il gruppo che più capitalizzava nelle Borse, varò il programma meglio finanziato e più spedito nella ricerca sulla trazione elettrica.  
Start Magazine, Economia circolare, pp. 116 sip

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