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giovedì 14 novembre 2019

Parigi capitale della pittura

Molti quadri “invisibili”, anche di collezionisti italiani. Di tutti i pittori che vanno sotto la stessa etichetta, Cézanne, Monet, Renoir, Manet, Pissarro, Gauguin, Sisley, Berthe Morizot, che poco si vede. Col primo Gauguin, l’amico di Van Gogh, che si tagliò l’orecchio quando ne fu abbandonato. Con tanti Caillebotte, per l’Italia una novità. Con ottime didascalie, svelte e informative.
Sullo sfondo, che oggi appare miracoloso, di una città, Parigi, che aveva saputo diventare la capitale mondiale dell’arte, dell’amore e dei Rothschild. Nel segno della rivoluzione, in regime più o meno costante di controrivoluzione. Faro di attrazione per italiani, spagnoli, belgi, olandesi, russi. Negli anni della massima sfortuna politica forse della Francia, facendola diventare, scriveva Nietzsche, “la sede della più spirituale e raffinata cultura europea e dell’alta scuola del gusto” – massimamente per le arti, per “la facoltà di provare apssioni artistiche. È l’Ottocento francese, che culminerà col ballo Excelsior, del Progresso e la Pace immutabili: un guizzo di luce sull’orlo del baratro.  
Un mostra-recupero organizzata in Italia, da Arthemisia, per la cura delle due maggiori esperte, Claire Durand-Ruel e Marianne Mathieu. Nel palazzo che Paolina Bonaparte, la madre, abitò negli ultimi anni, nel culto del figlio, restaurato da Generali e aperto al pubblico.
Impressionisti segreti, Palazzo Bonaparte, Roma

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