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sabato 30 maggio 2020

Il cannocchiale di Zeri sull’Italia

È con il cristianesimo che Roma, lo Stato imperiale autoritario, diventa totalitario. Il manierismo la koiné figurativa di Carlo V. Il Padre Eterno “nebuloso” di Giovanni Battista Moroni la più alta, penetrante, raffigurazione della Prima Persona, l’Aiòn dei mitriaci, l’Ananche dell’Orfismo. Il francobollo, spia culturale e ideologica. “Si può dire che il fascismo è un fatto esclusivamente cattolico”. Frédéric Bazille il Masaccio dell’impressionismo - non se ne parla perché ha lasciato poche opere da commerciare. L’“occhio” di Antonioni, Godard, Fellini è quello di Alma Tadema. E siamo a p. 33, un quarto del totale.
Le agudezas prendono peraltro una piccola parte, accanto al lavoro da critico dell’immagine. Sui disegni degli scrittori – Victor Hugo, etc. . Sui monumenti funebri. Su Angelika Kaufmann e Elisabeth Vigée Le Brun. Sulle incredibili distruzioni di palazzi e opere d’arte nei moti della Riforma, in Germania, Inghilterra e Olanda. E il problema dei falsi, il tema della vanitas in pittura, Caravaggio, Piero, Luca Giordano, Guidoriccio.
Un raccolta di articoli di varia umanità – per “La Stampa” e “L’Europeo” – tratta da due precedenti raccolte degli anni 1980, “Mai di traverso” e “L’inchiostro variopinto”. Una lettura variopinta, riposante – forse non vera, a un ripensamento, ma stimolante. In materia figurativa e non: le pitture e gli oggetti sono dei segni. Di un conservatore che si vuole rivoluzionario. Con un paio di vindicatio appuntite, come era nello stile di Zeri. Quella di Bernard Berenson, che sembra facile ma negli ani 1970 non lo era. E quella, rimasta senza seguito, di Teofilo Patini, pittore abruzzese vittima del fascismo (era socialista e dipingeva i poveri in stracci), e nell’Italia repubblicana delle avanguardie – bestia nera di Zeri. Di Marx rivendicando, nella prima parte del terzo capitolo del “Manifesto”, la filippica contro il socialismo reazionario. Il Sessantotto disinvolto imputando alla “mentalità retriva”, che non si palesa più per francamente reazionaria ma per progressista. E un’ardita, ma non da buttare, pagina sull’apporto italiano alla dottrina politica: il fascismo.
Dicono gli anglosassoni che “l’unico e solo contributo italiano alla varietà tipologica delle strutture politiche è il fascismo”. Questo è vero e non lo è: “Il grande originale monumento della mentalità politica italiana è… la struttura oligarchica cui (allo stato puro o sotto maschere più o meno ingannevoli) gli italiani riducono ogni e qualsiasi forma di governo”. Nel fascismo scopertamente, come nella nella curia vaticana, e nell’Italia repubblicana col finanziamento pubblico.  
Federico Zeri, Il cannocchiale del critico


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