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venerdì 8 gennaio 2021

L’autore da giovane, è tutto Gogol’

Le due raccolte di novelle che Gogol’ pubblicò a ventidue anni, a nome dell’“apicultore Rudyi Pan’ko”, per sfuggire al malocchio dopo il fallimento del debutto in versi, “Hans Kjuchel’gaten”, due anni prima (insieme con un inno “All’Italia”. Il successo fu istantaneo, e i racconti durano, “La sera della vigilia di san Giovanni”, “La notte di Natale”, “La notte di maggio, o l’annegata”, “La terribile vendetta”.
Con una divertita e divertente presentazione di Malcovati. Di un mondo che sorprende, nell’attuale deserto: vivo tanto quanto remoto, vecchio, sconquassato. Anche se oberato in questa traduzione dal vezzo di lasciare in originale parole ricorrenti, e necessarie, zaporožecy et al (zaporožec dal distretto di Zaporož’e, sì, ma…).
Una decina di racconti, in due volumi, in cui tutto è rivolto a ridere, le scemenze come le tragedie. Anche la notte santa, trasfigurata in un sabba, bonario, di diavoli minuscoli e onesti ubriaconi, in cui il fabbro Vakula ricorre al diavolo per sposare l’innamorata, facendosi da lui portare in volo dal principe Potiomkin e dalla zarina (Caterina), per avere copia delle imperiali scarpette richieste dalla capricciosa amata - il desiderio impossibile per allontanare il matrimonio.
Sono le tracce dei futuri racconti famosi, “Le anime morte”, “Il revisore”, “Taras Bul’ba”, “I racconti di Pietroburgo”. Che fanno un grande libro sul diavolo, così lo presenta Malcovati giustamente: “Mai più Gogol’ si divertirà”, e divertirà, “tanto a inventare dispetti, astuzie, tranelli e trappole, frottole e malignità per i suoi diavoli”. Di una religiosità già risolta. Semplice cioè e irriducibile: il diavolo le tenta tutte ma basta il segno della croce a sconfiggerlo. Ne “La terribile vendetta”, il racconto in cui il male colpisce tutti, alla fine è Dio in persona a spiegare che questo è l’esito dell’umanità quando ha scacciato compassione, generosità, perdono. Anche in fatto di donne c’è già il Gogol’ maturo, dall’amata capricciosa del fabbro, alla “strega”, la madre “quarantenne” del fabbro, che tutti gli uomini in età ammalia la notte, e tutti mette nel sacco - letteralmente.
Nikolaj Gogol’, Veglie alla fattoria presso Dikan’ka, Bur, pp. 285 € 10

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