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domenica 18 dicembre 2022

Il Qatar e i suoi vicini

Si scopre il mondo dei principati della penisola arabica, corrotto e corruttore, per il Mondiale del Qatar, e per le mazzette che i progressisti di Strasburgo hanno preteso dall’emirato. Come se solo il Qatar fosse corrotto e corruttore. Mentre invece lotta e si difende dalla corruzione dei più grandi e alquanto potenti vicini, Arabia Saudita e Abu Dhabi – non, curiosamente, il Kuwait, il solo emirato che, da cinquant’anni, si è voluto dotare di una costituzione, e di un sistema di governo passabilmente parlamentare.
Sono questi Paesi poco più che dei deserti, ma importanti per l’Occidente, come finanziatori e come produttori delle sue fonti di energia, gas e petrolio. Sono Stati “patrimoniali”, nella classificazione di Max Weber. Stati cioè che sono la proiezione e la pertinenza di una famglia dominante. Allargata con matrimoni e compravendite, ma di origine e sostanza prettamente familiare, tribale.
Stati padronali, per dirla con linguaggio più comprensibile. In guerra tra di loro, quando non sono alleati o intrecciati (oggi, p. es., da nemici sono diventati consoci del Credit Suisse). Per esempio nelle notizie: siamo inondati dalla notizia che gli stadi del Mondiale in Qatar sono stati costruiti a spese dei lavoratori, che nell’emirato sono tutti immigrati (i qatarioti, beduini sedentarizzati, non più  di 300 mila, non lavorano, non di fatica), di cui 400 sono morti. Mentre i morti sul lavoro forse sono quattro, comunque molti meno di quanti ne muoiono in Italia, senza costruire stadi. Che è un’informazione venuta da Abu Dhabi. Con un successo organizzativo senza precedenti, e probabilmente anche in attivo dalle non in perdita, come normalmente avviene in queste competizioni, più di lustro che di vantaggio. Con stadi sempre pieni, anche se una vacanza al Qatar costa ogni giorno alcune centinaia di dollari (i padroni del Qatar erano contrabbandieri di oro con l’India, che lo tesaurizza, e trafficanti di piccolo cabotaggio con le dhows panciute, fornitori di tutto, dalle “boatte” di pelati Cirio ai sanitari, e dal 1980, con i soldi del petrolio, costruttori e gestori a Doha di un interporto aereo commerciale con l’Oriente, che è diventato una miniera), e nemmeno un ferito.
È curioso, o forse, no, che in un mese di Qatar non se ne sappia o scriva niente.

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