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martedì 20 dicembre 2022

La Buona Novella è (ancora) la nascita

“Il Presepe è la Buona Novella che diventa presene. È la Natività che rinasce. E ogni anno si fa storia viva. Universale e locale. Perché ogni paese ne fa lo specchio di se stesso”. Comincia così Niola, e ha detto tutto: Natale è l’incarnazione, che è un mistero e una fede. Ma è anche un mito. Sotto un distico di De André che c’entra poco, ma comincia con “Odore di Gersusalemme”: in qualche modo la cristianità c’entra pure.
Il lavoro della coppia Niola-Moro è sul Presepe napoletano. I paesaggi, le figure, “l’ingegnosa devozione”. Con “La cantata dei pastori” che De Simone ha esumato, e Eduardo, “Natale in casa Cupiello”. Con illustrazioni a colori fuori testo. E con una bibliografia anche vasta, in cui rientra Heidegger. Molto è del protoevangelo di Giacomo, uno dei vangeli apocrifi.
Del protoevangelo di Giacomo faceva grande caso lo storico delle religioni Alfonso Maria Di Nola in “Antropologia religiosa”, e in una intervista per la radio con Milvia Spadi nel novembre del 1986 che viene qui riprodotta. Anzitutto sull’origine del Presepe, da dove viene l’idea: “Viene dal bisogno di trasferire in una rappresentazione «immobile» quelle che erano nell’ultimo Medio Evo le rappresentazioni sacre, le rappresentazioni mobili. Vale a dire la nascita di Gesù, l’Annunciazione, la Fuga in Egitto, erano oggetto di drammi sacri, presenti già nel’VIII-IX secolio, e questi drammi sacri si celebravano o all’interno della chiesa presso l’altare maggiore, o sui sagrati delle chiese, e danno origine a una notevole letteratura drammatica che a sua volta è alle origini del teatro europeo. Posteriormente, dal dramma mobile si è passati a quella che, direi, è una sacra rappresentazione dei poveri. Si sono immobilizzati i protagonisti, gli attori del dramma sacro, ed è venuto fuori il presepe”.
La disposizine e i personaggi Di Nola fa risalire al Protoevangelo di Giacomo, alla “Visio Joseph” in esso contenuta. La Vergine sta per partorire e Giuseppe va alla ricerca di una levatrice: “Ma mentre Giuseppe è fuori, la Vergine ha partorito Gesù, e Giuseppe assiste a uno spettacolo che si chiama «sospensione della vita cosmica»”: gli esseri umani si bloccano nel gesto che stavano compiendo, “i fiumi si fermano”, gli uccelli s’immobilizzano, gli alberi trattengono il fiato. Non è un fatto isolato: “Situazioni analoghe, della sospensione della vita cosmica, sono nelle vite e nelle nascite di molti uomini che appartengono ad altre religioni”, per esempio Buddha.
“Il presepe napoletano è …. la trascrizione di questa mitologia della sospensione della vita cosmica”. La grotta, l’asinello e il bue sono adattamenti impropri di letture bibliche ed evangeliche. I tre Magi pure, sono successivi – sono nominati nel Vangelo di Luca, ma non sono re e non sono magi. Magi e non maghi, specifica Di Nola: divengano tre in rapporto ai doni che portano.
Marino Niola-Elisabetta Moro, Il Presepe, Il Mulino, pp. 239 ill. € 16
 

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