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lunedì 20 febbraio 2023

Political shaming

Fedez può ingiuriare Mario Giordano. Lo fa, espressamente, per farsi pubblicità: usa Giordano per dire, un giorno o due, che esiste, che Fedez esiste. Ma se lo si dicesse di lui si potrebbe offendere.
L’editore inglese Puffin-Penguin per rilanciare le vendite, e gli eredi per allungare le entrate, con un nuovo copyright, modificano le opere di Roald Dahl. Non potrebbero, è un falso. Ma non se sotto la copertura della correzione politica: riscrivono le storie di Dahl togliendo personaggi e termini che contrastano con qualche correzione politica a loro nota.
Non c’è un manuale o un codice del politicamente corretto. Ma c’è, ci sono, posizioni di potere da cui si può proclamarlo, anche con le offese: il politicamente corretto non è una filosofia e nemmeno una ideologia, è una specie di fortezza. Dove conta mettersi con chi conta.  
Fedez può dire che Mario Giordano ha voce sgradevole e appeal negativo. Mario non può dire, per es., che Fedez è un buffone: non si può dire di un buffone che è un buffone. Nemmeno di uno che “fa” il buffone – in simbiosi con Roberto Saviano: chi si somiglia si piglia? O, per dire, che è un magnaccia, uno che si approfitta della moglie, intelligente. Lo shaming è politico, un atto di forza.

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