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venerdì 3 marzo 2023

La guerra del papa è mondiale

La guerra in Ucraina non “un film di cowboy, dove ci sono buoni e cattivi”, ben divisi. Il leitmotiv del papa Bergoglio va inteso in questo senso: 1) non è una guerra “tra Russia e Ucraina e basta. No, questa è una guerra mondiale”, 2) “fattori internazionali” hanno portato al conflitto: “Io vedo imperialismi in conflitto”. Il papa non lo dice, ma il senso è netto: sono gli Stati Uniti in guerra con la Russia – e un po’ anche con la Cina.
Qualche mese dopo l’inizio della guerra, il papa aveva condiviso le “confidenze di un uomo di Stato”, “un uomo saggio, che parla poco”, che si era detto con lui “preoccupato per come si stava muovendo la Nato”, “abbaiando alle porte di Mosca”. Una situazione che poteva “portare alla guerra” dichiarata,

L’“uomo di Stato” è stato individuato in Angela Merkel, che però era fuori scena politica già all’epoca, e mai era stata in sintonia col Vaticano. Più verosimilmente è il presidente della Germania Steinmeier, con cui il papa ha avuto più incontri. Un’analisi comunque, la sua, in linea con quella tedesca, il cosiddetto “asse renano”, col quale il Vaticano ha sempre condiviso l’autonomia europea e l’ordine mondiale multilaterale.

Il papato Bergoglio è decisamente puntato su una chiesa meno eurocentrica, ma anche multipolare – il papa non è “il cappellano dell’Occidente” (Andrea Tornielli, direttore della comunicazione del Vaticano).
Al rischio di guerra in Europa il papa assomma l’offensiva americana contro la Cina, con la quale invece ha sottoscritto e mantiene un accordo. Gli Stati Uniti hanno esercitato forti pressioni sul papa per indurlo a recedere dall’accordo. Il segretario di Stato di Trump, Mike Pompeo, lo ricorda più volte nell’autobiografia. Anche Biden, nella visita al papa a fine ottobre 2021, avrebbe toccato questo tasto, seppure con delicatezza, senza però far deflettere il papa
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