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domenica 6 marzo 2011

Mercato è il pizzo legale

Siamo gravati da innumerevoli firme, anche solo per spedire una ricetta in farmacia. Perché così ha decretato l’Autorità per la privacy. E non sappiamo più cosa paghiamo in bolletta, specie della luce e del gas, perché l’Autorità per l’Energia, che ci protegge dai rincari e dalle truffe, la vuole incomprensibile. Né ci sono solo le Autorità, questi organismi pletorici, fastidiosi, carissimi, creati per garantire il mercato una dozzina d’anni fa.
Non c’è mai stata nella storia della Repubblica tanta intromissione nel privato come in questa epoca di mercato forzato. Di cui i balzelli sono solo l’aspetto più visibile. Dal ticket sul biglietto del cinema agli innumerevoli balzelli del fisco locale, il primo prodotto della liberalizzazione e del decentramento. Ogni sacchetto della spazzatura costa due euro e anche quattro. La multa stradale, fissata per legge, si grava di 12 euro di notifica (ormai si parla di euro come di lire…). L’acqua si raddoppia di prezzo per la depurazione – anche dove la depurazione non si fa.
Per non dire delle banche, che di privato hanno solo il nome, tant’è che i loro evidenti accordi di cartello non sono nemmeno indagati. Che tassano anche i soldi che uno vi deposita, in giacenza e, di più, quando sono ritirati. E impongono, all’unisono, spese e commissioni percentuali per ogni tipo di servizio che non gli costa nulla (il deposito titoli, l’incasso dei dividendi, l’incasso degli assegni, che avviene tutto in automatico). Col pizzo aggiuntivo dello Stato vero e proprio: due euro al mese ogni conto corrente.

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