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sabato 21 luglio 2012

Genovesi in Versilia

La Bentley non sgomma Anche se la guida un russo ricco – ma i russi ricchi non hanno lo chauffeur? Né l’autore giocava a palla in strada da bambino, se è nato nel 1974: nel 1980 c’erano più macchine di oggi a Forte dei Marmi. Si ricorda male. Per il resto il solito bozzettismo toscano. Se non che si ride, ogni tanto. Anche per il brio, Genovesi ha il ritmo dell’ora di svago – fino a metà libro, quando deve mettere su il cipiglio, e se la prende con Briatore, Buffon, e i russi.
Bizzarra collana questa “Contromano”, che rinverdisce le conversazioni dei vecchi villeggianti. Genovesi vuole la nostalgia il forte di Forte dei Marmi. Che invece è sempre viva – un giorno faranno nostalgia i deprecati russi, come già il deprecato Avvocato, le boutiques inaffrontabili, le villone. È nostalgia quella del palio dei Micci, del lago di Porta, che nessuno dei viventi ha mai visto (si prosciugò con la bonifica), e del famoso “salmastro”, che è invece l’umidità ascendente? Il più di questi luoghi resta non detto. La versiliesità è in chiave Forte dei Marmi, elitista: Genovesi la restringe a una piccola porzione del vicariato di Pietrasanta, che però dovrebbe escludere Forte dei Marmi, e del bacino del fiume. Tanto snobismo sulla Versilia a opera di un Genovesi, invece, che argomento sprecato - di uno che scrive “strinto” per “stretto”, che in Versilia non usa. O il professore di filosofia che portava il liceo a lezione sulla spiaggia. Un professore di nome Morabito.
Fabio Genovesi, Morte dei Marmi, Laterza, pp. 141 € 12

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