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giovedì 19 luglio 2012

L’Europa barbarica

Non ci sono nuovi barbari alle porte, ma l’aria è quella. Dopo la Grecia la Spagna. Licenziamenti a metro cubo, dimezzamento delle retribuzioni, dall’oggi al domani, abolizione di festività e mensilità. Misure stupide oltre che ingiuste – più stupide è da dire che ingiuste. Per incapacità di capire e reagire: di pensare. O meglio, gli assedianti ci sono, a Wall Street e nella City, agguerriti, feroci, ma la vera insidia è dentro le mura.
I greci pagano le furberie e la mala gestione di decenni di governi socialisti e conservatori, dalle quali hanno avuto qualche beneficio, ma irrisorio rispetto all’eccesso di spesa. Per gli spagnoli è peggio: sono poco indebitati ma sono chiamati a pagare gli abusi delle banche e delle società immobiliari, perpetrati anche qui da destra e da sinistra, con la compiacenza di governi socialisti e popolari (democristiani). Uno Stato che dichiara oggi il fallimento per colpa della speculazone, roba da non credere.
L’Italia non è arrivata a tanto ma non sta meglio: un governo di economisti e lombardi, che dovrebbero essere la crema del paese, ha inanellato una catena incredibile di misure controproducenti. Ha messo tante tasse da prendersi i rimproveri di tutte le autorità internazionali. Con le tasse ha messo in crisi l’economia, con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e la compressione forzosa della capacità di spesa. Senza risolvere nemmeno per una frazione di punto percentuale il problema del debito che prometteva di risolvere. Per cui ora pensa a nuove tasse e tagli… Nel mentre che si assolve accusando questo e quello, ma nessuno in particolare, di evasione fiscale. Col solo effetto di indebolire l’immagine-Paese – l’immagine contro molto nell’economia moderna, ma questa Italia non lo sa.
Una crisi indotta, imposta quasi, da europei su europei. Nel presupposto che alcuni ne beneficeranno, i buoni, a danno dei cattivi.
Nella parte virtuosa del nostro mondo si trova un governo tedesco che, quando è al meglio, sta alla finestra. “Non è certo che il progetto europeo funzionerà e quindi dobbiamo continuare a lavorarci”., dice quando è ottimista la cancelliera Angela Merkel. Dunque siamo tornati al “progetto” europeo, dopo esserci legati nell’euro. Forse la cancelliera ha altro per la testa, ma non ce lo dice, e anche questo è segno d’imbarbarimento, l’afasia. Non saper dire, perché non si sa. La sola differenza è che i barbari sono dentro le mura.

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