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martedì 26 marzo 2013

Dumas de noantri, Camilleri incassa con l'infanzia violata

Un tributo all’infanzia violata, apparso nel 2009 o 2010, contemporaneo di molte analoghe narrazioni (erano Anni Onu dell’Infanzia? o Unicef? O c’era da sfruttare il filone aperto da Ammaniti?). Fastidioso, come gli altri temi del genere umiliati e offesi – se siamo tutti buoni, com’è che succedono tante cose brutte? Camilleri, onnipresente nelle buone cause, l’autore italiano più libertino è il più politicamente corretto, non poteva mancare. Ma svolge il compito a modo suo, da sapiente colporteur – la sua semiologia del “Conte di Montecristo” Eco potrebbe rimodellare su Camilleri, il nostro Dumas anche se in piccolo, per aneddoti minuti e senza i grandi quadri storici (i suoi sono lamentevolissimi: il filologo del Tremila si meraviglierà che uno scrittore coi suoi talenti scriva dell’attualità il più scontato giornalismo). Non risparmiandoci le malizie dei bambini stessi - la corruttela per il politicamente corretto è ovunque. Le farciture sono anche succulente, fra i traumi infantili e i drammi finali, di erotismo a contatto e penetrazione onnivora, vestiti e nudi, in piedi e in ginocchio, tra maschi e femmine oppure unigenere, al mare, in macchina, in ufficio, nel cantiere abbandonato, di fronte alla vittima di un incidente stradale, e alla mamma suicida annegata nel sangue, o nel letto di casa in assenza del compagno legale. Tutto subito avviene, senza preliminari né pentimenti, come in un film porno, un goloso Krafft-Ebing de noantri. Le scene primordiali (“qual è il tuo primo ricordo?” è il giovo a cui tutti a un certo punto giocano, mentre compiono le peggiori efferatezze) sono ben più numerose della Ur-Szene che ossessionava Freud.
L’editore ne dice “teatrale” la tecnica qui di scrittura, di incastri, flashback e flashforward: “Si sente fortissima la voce del Camilleri uomo di teatro” (da leggere, tanto è eulogico, è confortante: “La si sente nelle clausole immediate, nel disegno rigoroso della trama, nella geometria delle relazioni tra i personaggi, nelle battute perfettamente calibrate per efficacia e verosimiglianza, nelle cadenze stilizzate del tipico dramma contemporaneo: morboso, implacabile, assurdo” - o c’è ironia in questo editore a cui Camilleri augura, sempre corretto, la morte? Ottimo editore se gli vende, però, un centinaio di pagine a corpo 14 a 12 euro, in edizione economica, in centinaia di migliaia di copie).
Andrea Camilleri, Un sabato, con gli amici, Oscar, pp. 132 € 12

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