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giovedì 28 marzo 2013

Monti non è un mostro

Nel giorno in cui apre i conti correnti a curiosi e ricattatori, l’ultima cosa di cui sicuramente si pentirà, Monti va al Senato per dare addosso al “suo” ministro degli Esteri dimissionario. Una comunicazione senza precedenti, oltre che assurda. Senza spiegare al Senato, che glielo chiedeva, perché Terzi era stato suo ministro fino al giorno prima, né perché lui, Monti, si è rimangiato la decisione di non rimandare in India i due marò.
Monti non ha fatto solo questo. A scusante da addetto, benché vago, la possibilità che il Brasile, la Russia e la Cina prendessero misure contro l’Italia a sostegno dell’India. Un’imbecillità che solo il suo sottosegretario Staffan de Mistura, uno che non ci capisce niente, e nella vicenda lo ha dimostrato, poteva prospettarlo. Per colmare la misura Monti ha aggiunto qualcosa come. “Non vedo l’ora di non essere più qui”.
A vederlo così tetro, vendicativo, sibilante, dopo un anno e mezzo di vaselina, non è sembrato più lui. Si vede che il potere non è andreottiano, e logora chi ce l’ha. Specie se lo usa in modo sempre sbagliato. Ma ha sempre buona stampa i commenti sono all’unisono a questa uscita “bestiale” di Monti, nel senso che è l’uomo che ha ridato dignità internazionale all’Italia. Mentre è vero che ha soltanto piegato l’Italia ai diktat della Germania di Merkel, e al suo ufficio distaccato a Bruxelles.
Monti non è infatti un mostro – un’eccezione. E dice due cose importanti. Che il riformista italiano, di sinistra, di centro o di destra, si pensa solo contro tutti. Ha un’opinione di sé che lo isola. Per una volta l’impossibile riformismo italiano emerge come incapacità dei riformisti, di cui forse l’italiano medio è migliore: tutti (ex) notabili, per lunga tradizione. Si può anche pensare che questo capo malato del filo abbia scoraggiato la formazione di una classe media dirigente mediamente efficiente – non inerte o corrotta cioè.
L’altra cosa è la sua distinta milanesità. Monti è talmente pieno di se stesso da non vedere il ridicolo che ha seminato attorno a sé, e le distruzioni.

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