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martedì 11 giugno 2013

Il presidente rieletto va azzoppato

Se rieletto, il presidente va “azzoppato”. Il termine è improprio, il lame duck è in politica chi, alla scadenza del mandato e non potendo per un qualsiasi motivo essere rieletto, si permette all’ultimo momento decisioni impopolari o di potere di cui non pagherà politicamente le conseguenze. Come un tempo il “gol dello zoppo”: una zampata da chi meno ci se l’aspettava. Ma è più vero nel senso originario, del gergo di Borsa come lo definì Horace Walpole nel 1761 scrivendo a Sir Horace Mann: “Sa che cosa sono un Orso e un Toro e un’Anatra Zoppa”? Per lame duck intendendosi quello che oggi si chiama il parco buoi, l’investitore individuale, non coperto da una cordata o un gruppo, e per questo facile preda.
Il presidente americano rieletto, non potendosi più candidare, è per quattro anni nella posizione del lame duck nel senso proprio della scienza politica: diventa politicamente irresponsabile, e quindi può prendere decisioni impopolari, o sciogliere d’autorità nodi controversi. Soprattutto nella politica estera, per quanto riguarda la questione mediorientale.
È stato il caso di Nixon, dopo che a Kennedy la rielezione era stata impedita con l’assassinio. Di Reagan con l’affare Iran-Contra. Di Clinton con Monica Lewinsky. Di Bush jr. con l’atomica inesistente di Saddam Hussein. E ora di Obama con le intercettazioni – tanto più per non essere un vero scandalo, non di Obama, non illegale.

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