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domenica 9 giugno 2013

Ombre - 179

Di Alemanno non c’è nulla da aggiungere. Di Marino, che domani sarà sindaco di Roma, fa sempre senso l’aria assente, al punto di non sapere che Roma ha due squadre di calcio, nemiche. Ma è sempre quello che, chirurgo d’avanguardia dei trapianti di fegato, ha abbandonato quindici anni di carriera per candidarsi a ogni elezione possibile. Non è mai troppo tardi?

Dopo De Magistris anche il suo capo di gabinetto rientra nell’ordine: il moralista immorale. Il colonnello dei carabinieri Auricchio è accusato di appalti di favore per le regate dell’America’s Cup. Famoso per le inchieste fasulle costruite con De Magistris a Catanzaro, e poi per gli ascolti selezionati su Calciopoli. La Juventus sì, l’Inter no, e Collina non ne parliamo, che ogni settimana andava a pranzo con l’uomo del Milan, e dallo sponsor del Milan, Opel, s’era fatto dare una ricchissima consulenza.

L’indagine sugli appalti napoletani per l’America’s Cup è condotta da Francesco Greco, uno dei pochi giudici che si sa muovere nei reati economici. Gli indagati sono importanti. Le cifre sono imponenti, 10 milioni. Ma non fanno notizia. “Repubblica” ci fa tre servizi, ma solo il giorno degli avvisi. Il “Corriere della sera” uno, striminzito, e niente più. Non che manchi lo spazio: una pagina è per le fidanzate di Berlusconi, non nuove.

 “Nel linguaggio cifrato che Berlinguer usava per inviare messaggi al Vaticano”, scrive Lucrezia Dell’Arti su “Sette”,  “il segretario era «il rettore dell’università», Paolo VI il «prete bianco», e mons. Giovanni Benelli, omonimo di una marca di moto, il «motociclista»”.
Il titolo è: “Ciao Enrico, profeta della questione morale”. Profeta di che morale?

Sempre Lucrezia Dell’Arti su Berlinguer profeta: “Quando Bettino Craxi, accompagnato da Gianni De Michelis, andò a trovare Berlinguer in coma a Padova…. la moglie e i figli si rifiutarono di incontrarlo”.

“Sette” dà Gianni Clerici, del tennis, professore di Ironia e Classe all’università di Pavia. Senza ironia. Con classe?

Gli intercettatori italiani si scandalizzano delle intercettazioni Usa. Autorizzate da Obama, che sarebbe il loro idolo. Un caso di split personality? No, d’ignoranza: il grande orecchio è uno. Se cessa in America cesserà anche in Italia.

“Ho trattato Marquinhos e Lamela con Unicredit”, dice De Laurentiis, il patron del Napoli: “Ho offerto 40 milioni. Ma loro volevano darmi Osvaldo”.
Unicredit, la banca. Queste banche spolpano tutto, ora anche il calcio dopo il “Corriere della sera”.

“A proposito di cause”, chiede “La Nazione” a Di Pietro, “perché non ha querelato «Report» come aveva promesso?” “La causa penale non serve a niente. Io faccio solo cause civili. Quella contro «Report» la stiamo preparando, e mi interessa molto per ché la Rai si soldi li ha”.
Valori del portafoglio – la questione morale all’italiana.

Con caratteristica disinvoltura Gustavo Zagrebelsky scomunica il semipresidenzialismo: “Semipresidenziale è pure la Russia di Putin”. Senza dire che l’Italia non è la Russia.

Però Zagrebelsky non ha torto: da vecchio professore e giudice costituzionale democristiano, della Dc più integralista, è diventato un’icona della sinistra. Dove è stato infiltrato dal “partito della crisi”, per “difendere la costituzione”, cioè per impedire all’Italia di sopravvivere. La Russia l’avrebbe tollerato?

“Nuova pista o tutti a casa”, intima il presidente della Regione Toscana Rossi, Pd, al sindaco di Firenze Renzi, Pd. Non una pista politica, ma quella dell’aeroporto di Peretola. È un ultimatum di quattro anni ormai, da quando Rossi s’è insediato, con Renzi. Una riedizione dei duellanti? All’insegna della novità. E della buona amministrazione.

Corrado Clini, manager cattolico della sanità e direttore generale del ministero del’Ambiente, di cui è stato ministro, dice che i giudici di Taranto hanno colpevolmente ritardato di sei mesi l’avvio del risanamento del siderurgico. Come non detto, i giudici sono intoccabili.

Matteo Renzi dà gli incarichi a piacimento – a chiamata diretta. È la prassi politica peggiore, il fulcro del sottogoverno. Ma lo sappiamo per caso, perché una sua nominata s’è fatta beccare a copiare il tema nel finto concorso d’assunzione. E senza scandalo. Questa politica è nuova per essere vecchia?

La Fondazione Lorenzo Guarnieri paga una pagine del “Corriere della sera-Firenze” per protestare contro la condanna mite a un ubriaco drogato che tre anni fa in macchina uccise il giovane ventenne cui la Fondazione è intitolata - per la prevenzione degli incidenti. Sia il giudice che la Procura ritengono l’alcolismo e la droga attenuanti e non aggravanti.

La Pubblico Ministero di Napoli De Luca si aggrappava all’astrologo, quand’era in  servizio a Potenza dieci anni fa. La capitale lucana dev’essere pestifera , anche l’altro Pubblico Ministero napoletano, Woodcock, smaniava, lui con processi inventati. Su Potenza poi vigilava un altro napoletano eminente, De Magistris, in esilio a Catanzaro. Che intercettò tutta la Lucania. Eccetto la Pm De Luca.

Si pubblica la sentenza che condanna Berlusconi per la pubblicazione della telefonata di  Fassino su Unipol-Bnl, e non c’è dubbio. Berlusconi è condannato, anche se non è parte del “Giornale”, per la pubblicazione di un segreto investigativo. È la prima condanna del genere in Italia, e dunque merito va dato al giudice Magi, e alla sua vice Guadagnino, che su Berlusconi non transigono, almeno su di lui.

Almeno una cosa vera Luigi Bisignani la dice a Madron nel libro intervista che hanno pubblicato: il napoletanismo accentuato del giudice Woodcock. La giustizia pazzariello.

“Clientele, tangenti e burocrazia. Sono questi i problemi da porci”, titola il “Venerdì”. Da porci nel truogolo?


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