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giovedì 13 giugno 2013

La vita buona è una buona politica

È il discorso che la filosofa ha tenuto l’anno scorso al ricevimento del premio Adorno. Molto impegnata contro la politica israeliana nei territori occupati, la filosofa femminista si pone il problema della giustizia e della libertà nel sistema generale liberista nel quale tutti viviamo, e in quello israeliano della violenza di Stato sui palestinesi. Rifacendosi a Adorno.
All’Adorno del quesito di “Minima moralia”: “Non si dà vita vera nella falsa”. Vita? Vera? E buona? Detto così, sembra un groviglio più che un problema. La “vita buona” è un postulato aristotelico, in una concezione della morale legata all’agire individuale. Adorno, “Problemi di filosofia morale”, lo pone in modo diverso, ma lo risolve anche lui: “La condotta etica, o la condotta morale o immorale, è sempre un fenomeno sociale”. E in conclusione: “Tutto ciò che possiamo chiamare morale si mescola oggi alla questione dell’organizzazione del mondo. Potremmo addirittura dire che la ricerca della vita buona corrisponde alla ricerca della giusta forma della politica”.
L’ottica messianica, nella quale la stessa Butler si pone, si risolve praticamente: si danno politiche brutte, e bruttissime, e politiche possibili. Meno mercato e qualche diritto per i palestinesi.
Judith Butler, A chi spetta una buona vita?, Nottetempo, pp. 80 € 7

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