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martedì 11 giugno 2013

Tutte le donne del presidente

Obama è sotto accusa per uno spionaggio legale per essere inscalfibile alle donne. Non si sa allora se non è meglio uno scandalo di donne.
È quando non c’è nulla di meglio, infatti, che si fa ricorso alle donne. Quando non c’è un vero capo d’accusa, cioè, che colpisca l’avversario legalmente più che nell’opinione. Negli Usa è avvenuto con Clinton: appena rieletto a fine 1992 (non prima) una serie di relazioni improprie, in costanza di matrimonio, con donne di più o meno facili costumi fu fatta emergere: Gennifer Flowers, Paula Jones, Kathleen Willey, Juanita Broaddrick, Elizabeth Ward Gracen, Monica Lewinsky. L’altro presidente giovane prima di Clinton, Kennedy, aveva avuto relazioni facili, sempre in costanza di matrimonio, ma gli erano state perdonate – contro di lui si procedette per vie spicce. Successivamente, riscontratane l’incidenza facile sull’opinione, lo scandalo sessuale è stato applicato con larghezza e in anticipo ai concorrenti elettorali, e perfino nelle camarille tra i generali.
Il procedimento si può dire ora uno standard americano – Berlusconi pagherà se non altro questa colpa, da “amerikano” convinto, di non avere imparato questa lezione elementare. Se non si trova traccia, almeno un profumo, di corruzione, concussione, favoritismi, finanziamento illecito, evasione fiscale o contributiva (basta una baby sitter non regolarizzata), si ricorre alla donne. Se ne trovano sempre, di amanti reali, seppure di una notte come per Clinton, o immaginarie. Ma sempre fantasiose, come le prostitute si immagina che siano: del lo dico e lo nego, le allusioni, il ricattino, l’esibizionismo.

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