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martedì 15 ottobre 2013

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (186)

Giuseppe Leuzzi

“Il reato di clandestinità” è una manna, rivela il sottosegretario Ferri, un giudice che non si nasconde.  La Procura di Agrigento (competente su Lampedusa) ha 12 mila fascicoli aperti, per ognuno dei quali ha dovuto nominare un avvocato di fiducia, e pagarlo. Una manna, non c’è altra parola.

Walter Siti, studioso (ha insegnato anche a Cosenza) e scrittore, ha in “Resistere non serve a  niente” un  “chi vive sotto un pollaio a Platì”. Chi? E “lo splendido fallimento del polo portuale di Gioia Tauro”. Polo portuale? Fallimento? Splendido? Non sono le sole castronerie del suo vendutissimo romanzo. Ma Siti, studioso di Pasolini, deve averne mediato l’insostenibile sua leggerezza sul Sud.

Sicilia
“Immaginale”. Il Tribunale di Palermo liquida con un neologismo la trattativa Stato-mafia, nel processo parallelo a carico dei Carabinieri, che ha assolto a giugno. Per prudenza, immaginario era troppo? È come se.
A Palermo non ci si guarda mai abbastanza. Ma dalla mafia?

Il giudice del processo Stato-mafia in Assise, Alfredo Montalto, marcia invece spedito verso la condanna. Il dibattimento ha gestito con impazienza, lui sa già la verità, e la condanna ha preannunciato per il 10 ottobre. Purtroppo non ce l’ha fatta – le giurie in Italia non contano, ma possono far perdere tempo. E ora si dovrà leggere le 1.300 pagine della sentenza che assolve i Carabinieri. Questa, sì, è considerata, è, una disdetta.

Per non perdere tempo, il giudice Montalto convocherà a testimoniare al suo processo il presidente della Repubblica. La sua gloria allora sarà imperitura. La Sicilia, generosa, non si fa il conto di quanti soldi spreca per questi suoi giudici, per lo stipendio, le scorte, le indagini dece- e ventennali.

Si litiga a sinistra da nemici acerrimi, tra Crocetta e il Pd e all’interno del Pd, con accuse da ergastolo. Insomma quasi. Nell’indifferenza. Anche delle Procure. Prima o poi, anche in Sicilia il linguaggio riacquisterà significato.

Perché la Sicilia così ricca è così povera è tema antico. Matteo Collura dà sullo speciale del “Corriere della sera” l’altra settimana – il redattore dello speciale gli fa dare - la riposta: “Un senso nefasto del vivere civile (le) ha impedito di tradurre la propria ricchezza in un’economia sana”. Il “vivere civile” cioè la vita ordinaria dei siciliani. Cioè i siciliani stessi.
Bisognerebbe rivedere la storia in moto oscillatorio, di progresso e di regresso. Che storicamente arriva in Sicilia, c’è poco da dire, con la democrazia, prima qualcosa di costruito restava.

Con l’illusione del petrolio, poi derubricato a gas, poi a niente, la Sicilia è tata riempita di raffinerie. Sembrerebbe il luogo meno adatto a questi impianti, tanto invasivi quanto poco utili – poco produttivi, in valore aggiunto e occupazione, rispetto all’occupazione delle coste e del paesaggio e ai rischi ambientali. Ma l’isola serviva per la logistica, e s’è prestata. Magari gratis.

Si prenda il processo Stato-mafia. Che non sta in piedi ma si fa per la carriera di un giudice. Che non è stato un buon giudice, ormai ha una storia ventennale d’insipienza. Ha fallito come politico. E come avvocato annaspa. E magari non è nessuno.

Si prenda il Pd, che dovrebbe essere la migliore espressione del vivere civile in Sicilia. Ha sostenuto Lombardo, benché inquisito per mafia. Poi lo ha abbandonato. Ha candidato Crocetta, che non era uno sconosciuto, e ora lo abbandona. Ma né prima né dopo, nell’un caso e nell’altro, ci spiega il perché.

I sindaci di Catania e Palermo, Bianco e Orlando, parlano delle loro città, che sono grandi, di grandi tradizioni, certamente belle, malgrado le tante offese ai monumenti e al paesaggio (leggi: malgrado l’inerzia delle autorità comunali, pure tanto costose), e operose, piene di gente attiva – non può che essere così. Ma ne parlano come di oscuri borghi, dominati da mostruose violenze.

Tre giudici a Palermo hanno lavorato cinque mesi per scrivere 500 pagine di scemenze su Dell’Utri. I cui legami di mafia dicono “definitivamente acclarati”, ma loro hanno condannato solo per concorso esterno in associazione. A ogni riga sostituwndo Berlusconi a Dell’Utri. Vale la pena immortalarne i nomi: presidente Raimondo Loforti, giudici Daniela Troja e Mario Conte.

È naturale che non è per Ingroia che si occupa il tempo con lo Stato-mafia. Ma allora tanto più è vero, che Palermo sa incantare gli allocchi.

Si dice Sicilia, ma spesso è Palermo: la Sicilia è vittima di Palermo. :

Sudismi\sadismi
Anne Vitchen, parigina, architetto, marito argentino, due figli grandi, “decoratrice floreale per Louis Vuitton, Cartier, il Louvre, Versailles”, preferita di Philippe Stark per i suoi allestimenti, ha aperto uno studio a Reggio Calabria, dove passerà sei mesi l’anno, con soci locali. Una ghiottoneria che deve avere ingolosito il corrispondente locale del “Corriere della sera”. Il quale ci ha mandato un inviato speciale, Andrea Galli. Che ci ha scritto l’articolo sulla ‘ndrangheta per il quale aveva tutto in archivio. Eccolo qua:
Sì, il lungomare. Sì, le “persone generose, di cuore, energiche”. Sì, “la cura del bello” e “i dettagli del gusto”. Ma la novità dell’inviato è l’archivio: una storia piena di delitti e abusi, nel 1960, nel 1970, nel 1980. Di nuovo-nuovo ci sarebbe la giunta sciolta per mafia subito dopo essere stata votata l’anno scorso. Ma non si dice che è stata sciolta da Monti a Cancellieri alle elezioni politiche per sottrarre la città ai berlusconiani – senza successo.
Archi, il sobborgo di Reggio, dove Vitchen ha trovato casa, l’inviato dice “quartiere delle ville dei boss”. È mai stato ad Archi? Non per i boss, ma per le ville. Certo, l’ipotesi che Vitchen sia la pupazza dei clan… Ma ci vorrebbe più stomaco – anche perché architetta va per i sessanta. L’inviato del “Corriere della sera” si limita a un: “Dicono che massoneria e ‘ndrangheta, sotto lo sguardo di pezzi deviati dei Servizi, sarebbero già a colloquio per apparecchiare la tavola dei futuri accordi di potere”.
Non nuovo. Non nuovo l’inviato in archivio. Ma per chi li scrive queste paginate il “Corriere della sera”? E che notizia sarebbe - è per un lettore del “Corriere della sera” - che Reggio Calabria è un posto di merda?
Anche i pezzi deviati dei Servizi, che deviano ormai da cinquant’anni, dal piano Solo (o col piano Solo non  deviarono?), e a quest’ora, deviando deviando, dovrebbero essere fuori orbita. Anche questo, cioè, sarebbe una bella novità: com’è che si devia stando sempre al centro del potere. Ma a Reggio, il centro del potere a Reggio Calabria?

Va al Nord la Caretta caretta, anche lei
La Calabria ospita, avendoli attrezzati, 28 nidi per le tartarughe marine Caretta caretta, per assisterle nella riproduzione, che si fa a terra. Sono 15 nel resto d’Italia, di cui otto in Sicilia e 3 in Puglia. E in 14 anni di monitoraggio ha assistito – sempre la Calabria - 14 mila riproduzioni - più 1.500 l’estate appena trascorsa. Per l’impegno pluridecennale dell’università di Cosenza, dipartimento di Biologia e Scienza della terra, e delle locali associazioni ambientalistiche, con volontari locali e di tutt’Italia. Ma il tartarugone marino solo fa notizia perché questa estate ha, avrebbe, nidificato a Scarlino, in provincia di Grosseto – un posto famoso per le “spiagge bianche” della Soda Solvay, che tenta di riciclarsi con l’ambiente..
La Calabria ha praticamente salvato questa specie, che era quasi estinta. E ora invece prospera di nuovo. Il fenomeno l’etologo Mainardi spiega, forse, col “clima più caldo di questi anni”. Che però non è stato più caldo che in precedenza.  Ma concede che possa essere “frutto anche di migliori condizioni dei mari e di più rispetto verso questi splendidi animali”. Non però, evidentemente, sulle spiagge calabresi, cui la stessa Legambiente, Goletta Verde, Italia Nostra etc. assegnano ogni anno valutazioni negative, mentre regalano bandiere blu e verdi alle inquinatissime spiagge della Versilia e della Romagna.

leuzzi@antiit.eu

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