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giovedì 17 aprile 2014

La passione della delazione

Omertosi? Siamo un popolo di denunciatori. Franzinelli ci vuole delatori, poiché la sua ricerca è sugli anni del fascismo, e dunque, sul presupposto che il fascismo è una cosa turpe, i denuncianti dell’epoca scadono a delatori. Ma il fascismo non era turpe al tempo del fascismo, si denunciava a buon diritto. La cosa, insomma, non è così semplice: ci sono mille e più nomi di denunciati in questo repertorio dell’ignominia, e quasi nessuno è prezzolato. "La denunzia come dovere politico" è il primo capitolo del libro.
È così che una raccolta scontata – le spiate non erano la cosa peggiore, nel fascismo succedeva ben di peggio – diventa inquietante. Quattrocento fittissime pagine d’ignominie – anche l’impaginazione è senza respiro, a corpo minuto, a interlinea uno: di denunce, esposti, lettere anonime, tutto protocollato, tutto visionato normalmente da Mussolini, che stabiliva le pene. Un repertorio opprimente di per sé, che è solo una selezione delle migliaia di casi che lo studioso ha trovato. La più parte non sono denunce di confidenti ma “dichiarazioni spontanee ai Carabinieri (debitamente verbalizzate)”. La denuncia come sport nazionale, da campioni imbattibili: “Migliaia di cittadini adempirono in modo spontaneo e intermittente alla medesima funzione referente svolta dai fiduciari dell’Ovra in forma mercenaria e continuativa”, dai fiduciari della polizia politica. I  portieri non solo, ma ogni altra categoria di persone: coinquilini, passanti, parenti,  clienti, operai, padroni, ambulanti, come da tradizione, sacerdoti, triestini in massa. I sacerdoti anche all’interno della Chiesa, contro i modernisti – o per la carica di cappellano militare.
Totalitarismo o democrazia?
Franzinelli dice che la Germania di Hitler e l’Urss erano peggio, e peggio di tutti la Francia di Vichy. La pratica liquidando come “tratto tipico dei regimi autoritari e totalitari a partito unico”. Ma questo non è vero, la cosa non è nata e non è morta col totalitarismo. L’Italia odierna, che vive di delazioni al coperto di indiscrezioni, ascolti, insinuazioni, induzioni, la delazione pratica al meglio – o è da definire un totalitarismo, sia pure dell’informazione democratica? interessante.
Un capitolo sorprendente – non se ne trovano nei repertori, ad esempio, della Germania nazista - è quello di chi fa ingiuriare Mussolini dai suoi nemici, o asserisce che lo hanno fatto, per denunciarli. Sorprendente perché la polizia di Mussolini indagava per prima cosa i diffamatori, che spesso scopriva e mandava al confino o a processo. “Diffamatori puniti” è un corposo capitoletto. “Quando la Polizia scovava l’estensore di una missiva diffamatoria, agiva con mano pesante”. Oggi diffamare è benemerito, purché per la buona causa. Delle proposte del “piano” anticorruzione, la regione Emilia-Romagna ha subito adottato la denuncia anonima: la figura del delatore ribattezza wistleblower, all’americana, per camuffarne la natura e ammodernarla – un segnalatore, un “palo” – e gli assicura la criptazione della provenienza email.
Anche le intercettazioni erano d’uso. Ma Mussolini dispose: “Una sola copia!”. Oggi se ne fa libero mercato. Una corposa categoria del libro sono peraltro i fascisti che accusano i fascisti, sempre documentati. Come oggi gli imprenditori e affaristi falliti denunziano i concorrenti più fortunati.
Se la spiata è virtuosa
Ci sono differenze, naturalmente. Ma la maggiore è che il denunciante allora, sotto Mussolini, era un infame. Oggi è un bello-e-buono della Repubblica, e la Repubblica lo premia – seppure secondo un vecchio canone borbonici, il “truglio”, che Franzinelli risuscita d’acchito (sulla scorta dell’omonima rievocazione di Nico Perrone). Succede, la storia ha fasi alterne. Ma allora il giudizio etico è relativo – e il pentimento, la colpa, etc. Franzinelli distingue: “In un sistema illiberale e antidemocratico «informare» l’autorità equivale a «denunziare»”, illecitamente cioè, secondo il giudizio morale. Ma, dopo, tutti sbirri’? Papa Ratzinger, se ancora fosse in cattedra, avrebbe di che preoccuparsi.
“Tra i moventi”, spiega Franzinelli senza più l’aggravante del fascismo, “figurano l’arrivismo, l’acredine, il gusto dell’intrigo, la vigliaccheria, la vendetta, il denaro, l’invidia, la sete di potere”.
Mimmo Franzinelli, Delatori, Universale Feltrinelli, pp. 462 € 15

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