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domenica 13 aprile 2014

Un presidente al di sopra di ogni sospetto

Nell’intervista seduti con Fabio Fazio, peraltro correttamente impostata dal conduttore su noi e l’Europa, il presidente Napolitano ha ridotto la crisi a un malinteso: “Eravamo abituati che ogni anno stavamo un po’ meglio”. Napolitano avrà dunque presieduto alla più grave crisi dell’economia della Repubblica, da cui l’Italia, ammesso che si riprenda, resterà segnata pe sempre, ridimensionata, ridotta a una qualsiasi provincia del mondo, senza accorgersene. Senza sua colpa, da politico che fa la politica giorno per giorno: debolmente.
Lui stesso lo riconosce, ma con lo spirito del galantuomo: “Abbiamo sfiorato la storia senza accorgercene", ricorda bonario delle due ore di discussioni tranquille a Bonn con i socialisti tedeschi. Sempre molto aperti al Pci, il partito Comunista italiano, per la paura allora dominante dei russi a Berlino. Salvo sentire, poco dopo in treno, che il Muro era caduto a Berlino.
La recessione fa il paio con l’altra sua disattenzione, l’irruzione sconfinata del giudiziario sulla politica, con modi e a fini polizieschi. Del giudiziario in tutti i suoi ordini, dalla Consulta in giù. Perfino l’assalto alla sua persona, nel tentativo di farlo reo di associazione mafiosa, non lo ha scosso.E così, debolmente, Napolitano si ritroverà fra un mese all’ultimo, probabilmente, suo appuntamento con la storia: un Renzi, sperando che vinca, contro Grillo. Uno che lo voleva processare per alto tradimento, e ora convince e vincerà a man bassa agitando la sua terrificante Europa. La politica non è fatta di buone intenzione, Napolitano sarà fino alla fine un’occasione perduta.

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