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martedì 15 aprile 2014

Leopardi rivoluzionario

“In verità l’aristocratico Leopardi non fu un liberale, ma un puro democratico e rimase fedele ai princïpi della democrazia rivoluzionaria, anche più avanzata”. Alla conclusione lo studioso si eccita, Leopardi fu un democratico e anzi un rivoluzionario. Ma è di sé che parla, di una concezione del mondo. Quando Leopardi dice “l’anarchia conduce direttamente al dispotismo”, Luporini commenta: è anti individualista - e questo gli basta. Tanto più che “l’individuo non è virtuoso”, ha detto anche il poeta, “la moltitudine sì e sempre”. In una delle sue migliaia di pagine.
Leopardi non è contro il progresso, assicura ancora Luporini, è contro la “perfettibilità”: sarà Nietzsche che rifarà a lui, non lui “all’ipocrita Schopenhauer”. E non è contro la ragione, se non in quanto essa produce “indifferenza”.
Il pensiero politico di Leopardi? È semplice, Luporini così lo riassume: “La corruzione moderna, prodotta dalla «ragione», ha distrutto il popolo perché ne ha distrutto la libertà”.
Cesare Luporini, Leopardi progressivo

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