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sabato 19 aprile 2014

Il mondo com'è (170)

astolfo

Eurasia – Va sull’asse Russia-Cina, che Pechino coltiva per bilanciare la dipendenza fino ad ora assoluta con la potenza economica occidentale, degli Usa e l’Unione Europea .
Lo smembramento dell’Ucraina, che l’Europa finirà per offrire in grazioso omaggio a Putin, non rientra tanto nella tradizionale politica russa, da Caterina II a Stalin, di avere Stati cuscinetto non avversi alla frontiera occidentale, quanto nella strategia dichiarata dei governanti russi di rientrare in gioco nello scacchiere delle potenze mondiali come fulcro ispiratore dell’Eurasia. Una zona  economica, a egemonia naturalmente russa, aperta alle ex repubbliche asiatiche dell’Urss, d’intesa con la Cina. È questo l’aspetto più importante dell’offensiva diplomatica di Putin, l’accordo Mosca-Pechino.    
Il nuovo sistema di trasporti transasiatico ne è paradigma, il sistema ferroviario veloce detto  Via della seta, che collegherà la Cina all’Europa. Riducendo i tempi del trasporto a un terzo dei sessanta giorni attuali e corrispondentemente il costo del trasporto, bulk o container. Un progetto russo-cinese, con l’obiettivo di cominciare a trasportare 1,7 milioni di container l’anno già dal 2020, per arrivare a trasportare a regime un quinto dell’import-export cinese, la metà della Cina interna, che ora beneficia poco del boom cinese, quasi tutto costiero. Riducendo i tempi del trasporto a un terzo dei sessanta giorni attuali e corrispondentemente il costo del trasporto, bulk o container.

Italia – Agli studenti della New York University, nel 1983, un Calvino già abbondantemente vaccinato dall’intrigo politico dava questa informazione:  “L’Italia è un paese dove accadono molte storie misteriose, che vengono ampiamente discusse e commentate ogni giorno ma di cui non si arriva mai a alla soluzione; un paese dove ogni avvenimento nasconde un complotto segreto, che segreto è, e segreto rimane; dove nessuna storia arriva alla fine perché non se ne conoscono gli inizi”.
L’Italia ha una tradizione costante di denigrazione per tutto il corso della Repubblica. Era la propaganda del Pci, l’Italia l’ha introiettata.

Repubblica – Un concetto e una storia italiani, fino agli stati Uniti d’America - che peraltro vi si ispiravano, riconoscendo il debito. Un’istituzione prima romana, poi cristiana, medievale e rinascimentale. Con le derivate del principato – gli ottimati.

Sovietismo – Perdura in alcune società (Italia), e in alcuni strati di esse (giornalismo, università, editoria). Per un motivo, anzi per tre , gli stessi che lo storico americano Hollander ipotizzava nell’introduzione all’edizione italiana, venticinque anni fa, dello studio “Pellegrini politici”, nell’Urss, a Cuba e in Cina.
Hollander partiva da un raffronto con gli intellettuali americani “pellegrini politici”. Che caratterizza per essere “particolarmente preoccupati di piacere”, e afflitti da “una straordinaria attitudine a provare dei sensi di colpa collettivi per questioni o per situazioni di cui non sono direttamente responsabili”, lo schiavismo  suo tempo, il Terzo mondo povero, e allora l’apartheid un Sud Africa. “Si può dire la stessa cosa per gli atteggiamenti degli italiani che hanno un retroterra socio-culturale simile?”, si chiedeva Hollander, e si rispondeva: “Ne dubito”. Gli italiani non possono avere sensi di colpa collettivi, non avendo “il peso della colpa di essere una superpotenza, né di aver impiegato per primi la bomba atomica, né del ricordo storco di aver trattato crudelmente gli indiani, schiavizzato i neri”, etc.. Dubito, insiste ancora Hollander:  “Forse che gli intellettuali italiani si sentono in colpa per il fascismo, o per l’alleanza con la Germania nazista, o per l’invasione dell’Etiopia?” Hollander dubita per una ragione precisa: “Ritengo infatti che gli italiani, non essendo il prodotto di una cultura protestante, siano in genere meno disposti a provare certi sentimenti di colpa di tipo socio-politico”.  Ma questo è vero forse al contrario: l’italiano ha un senso di colpa raddoppiato, la prima colpa essendo di non essere stato protestante.
Il secondo senso di colpa è, in contrasto col primo, di non essere (più) povero. C’è un senso di colpa nel dover essere cattolico, e contemporaneamente un cattolicissimo pauperismo – quello delle origini, quello francescano, quello di sacrestia, della buona coscienza. Ha qui le radici l’indiscriminata esterofilia. Coglie nel segno Loreto Di Nucci, che arricchisce “Pellegrini politici” nell’edizione italiana con una capitolo apposito. Che il pauperismo cattolico lega alla fascinazione esercitata sui viaggiatori politici “dalle visioni di una vita pre-industriale più pura, e più in generale dai valori rurali”, nell’Urss, a Cuba, in Cina.
Ma, alla fine, non si può fare a meno dell’ideologia – che è, poi, in larga parte colpa e senso di colpa. Hollander si riprende la parola con questo quesito: “Sarebbe interessante tentare di capire la ragioni per cui gli intellettuali italiani (e quelli francesi) siano stati relativamente poco influenzati dalla condotta sovietica in Europa orientale dopo la seconda guerra mondiale: si tratta di una questione non secondaria”. Già.
Perché molti erano stati fascisti prima di improvvisarsi comunisti? Gli intellettuali italiani non solo erano “poco influenzati dalla condotta sovietica” ma ci anelavano. Non si sono resoconti di viaggio così entusiastici come quelli degli intellettuali italiani, alcuni anche di grande capacità critica (Carlo Levi, Italo Calvino, Pasolini, perfino Moravia). Il germe comune non era, e non è, il comunismo ma il totalitarismo: il sovietismo è per questo persistente in Italia, ben oltre la sua implosione nel “paradiso russo”.

Tradimento – È il peccato peggiore per Dante, che lo punisce al nono e ultimo girone dell’ “Inferno”, “il venir meno alla fiducia della persona amata”. È il peccato per eccellenza anche del vangelo, quello di Giuda, e si può dire dell’Antico Testamento – il peccato originale non è se un tradimento. Ora è una virtù, non solo in politica, e anzi segno di libertà.

astolfo@antiit.eu

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