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venerdì 18 aprile 2014

"Fuga” dantesca tra Firenze e Venezia

È lungo tre volte e mezzo Camilleri, si può leggere anche in otto o dieci ore, cinque volte Camilleri, non merita di saltare nulla, anche l’“Inferno” di Dante che tutti conosciamo, costa un terzo. Non è emozionante? Come no, la sovrappopolazione, l’eugenetica e il transumanismo, non se ne parla, ma sono in agguato: siamo troppi, troppi essere umani che consumato la terra, e una peste nera non ce la toglierà nessuno, tra non molto, forse anche indotta – come fa il genio cattivo di questo assaggio d’inferno.
E l’emozione della professionalità? Dell’industria che ancora vuole efficienza più che disinvoltura. Quella che porta Doubleday e Mondadori a curare un “Codice da Vinci”, o Mondadori “Gomorra”, libri da due milioni di copie, in Italia. Se non c’è il libro, che almeno ci sia un’industria del libro. Che magari è agli ultimi fuochi, l’editoria digitale cambia tutto, ma allora tanto più apprezzabile.
La cosa più consolante sono le pagine iniziale, dei ringraziamenti. È un sollievo sapere che tante persone, così distinte, stanno dietro a un libro. Oggi che non ci sono più critici, e in fondo neanche lettori, ma consumatori, tanta sollecitudine tiene aperta ancora la speranza.
Sul fatto, che dire? Dan Brown ne ha imbroccata una, con Leonardo al Louvre, ed è difficile ripetersi. Presentato peraltro come un giallo, chissà perché, anche “Inferno” ha invece una suspense di tipo diverso – l’esito si sa, non saremmo altrimenti qui a raccontarli: da action story, del genere fantasy, dove a ogni “incrocio”la storia può prendere strade diverse, che in Italia non ha molto mercato, anche se tiene ugualmente col fiato sospeso. “Da Vinci” aveva duecento pagine di fuga dentro il Louvre, “Inferno” ne ha 400 attraverso Boboli, Palazzo Pitti, il corridoio vasariano, Palazzo Vecchio e il Battistero di Firenze. non male.
L’interesse maggiore è che la storia si ambienta a Firenze , con una anti.itcoda a Venezia. Un omaggio all’Italia, anche se è come se Brown avesse voluto anticipare l’effetto Renzi - ma è una città popolata da Ombre, e da turisti senza volto. Il problema è che Dan Brown, didascalico, metodico e tutto,  racconta meglio che il novanta per cento della grande narrativa italiana, anche del novantacinque. E dunque i suoi ringraziamenti sono meritati.
“Inferno”Malgrado tanta cura, però, un errore c’è. A p.325, a mezzo della “fuga”, l’eroina Sienna Brooks si toglie la parrucca bionda e la “infila” in testa a Langdon, il deus ex machina. Una delle trovate sempre geniali che ha la dottoressa Sienna, qui per darsi entrambi un’aria punk skinhead, lei calva, lui con la treccia sulle spalle, e confondersi tra i turisti. Ma è così travestiti che vanno avanti, nella parte più angosciosa della storia? Il lettore è rassicurato solo a p.520, ritrovandoci, seppure dentro un tombino, “la bella ragazza bionda con  la coda di cavallo”.     
Dan Brown, Inferno, Mondadori, pp. 712 € 5

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