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venerdì 18 aprile 2014

La repubblica delle spie

Il titolare d “Assunta Madre”, il ristorante in della lussuosa via Giulia a Roma, Gianni “Johnny” Micalusi, terracinese impunito, non se la prende: “In tutti i ristoranti dei vip a Roma ci sono microspie”, anzi, si consola. La Regione Emilia-Romagna ha aperto un canale riservato per le denunce. Dell’Utri è stato denunciato, a ogni buon conto, da un compagno di viaggio, business class, nel volo verso Beirut, il 24 marzo, quando non era soggetto alla carcerazione e nemmeno a divieto di espatrio. È la spiata che ha fatto venire l’idea al Procuratore Generale di Palermo Scarpinato, l’arcinemico di Dell’Utri, che l’11 aprile, dopo un paio abbondante di settimane, vincendo la naturale neghittosità, ne ha disposto l’arresto – dice: ma non lo sapevamo, e invece lo sapevano benissimo, l’albergo dove stava, il non anonimo Phoenicia, tanto più che pagava con le carte di credito, tracciabili con un clic.
Per coprire la “procedura”, si è fatto valere per Dell’Utri un’intercettazione dell’8 novembre 2013, all’“Assunta Madre” appunto. Il capo della Mobile di Roma Renato Cortese, poliziotto in carriera e quindi in cerca di visibilità, l’ha fatta valere come l’innesco della richiesta d’arresto. Giustificando l’intercettazione a carico di Dell’Utri come casuale, le microspie essendo state disposte per sospetti su Micalusi. Una doppia bugia, perché Micalusi era stato indagato una quindicina d’anni prima, e assolto definitivamente. Mentre la richiesta d’arresto viene dopo la delazione sul volo Parigi-Beirut. Un nodo di gagliofferie. Con un pizzico di ridicolo.
È vero che Cortese aveva mandato le sue intercettazioni a novembre alla Procura di Roma. Ma il Procuratore Pignatone gliele aveva restituite il 20 novembre con un richiamo alla legge: “Questa squadra mobile” non si allarghi, si limiti alle intercettazioni disposte dal giudice. Un rimprovero che, si dice, era motivato dal contenuto vero delle intercettazioni profferte da Cortese: a carico non di Dell’Utri ma di alcuni giudici della Procura di Roma, chiacchierati da alcuni commensali. Dunque, c’è una Polizia che ci intercetta comunque – Dell’Utri? “Johnny”? – e poi sceglie fior da fiore.
Delle delazioni, peraltro, l’uso è opportunistico – politico nel migliore dei casi. Per anni vent’anni fa il boss della camorra Carmine Alfieri, superricercato, con segnaletica aggiornata e somigliante, ha trafficato con la Romania, viaggiando con Alitalia. Riconosciuto dagli altri assidui del volo, molti trafficanti come lui, all’indomani della caduta del comunismo la Romania si comprava per pochi dollari, e dai servizi segreti rumeni. Che lo segnalarono ai servizi italiani, e ai giornalisti italiani che amabilmente essi sorvegliavano quando s trovavano a lavorare in Romania. Alfieri fu infine arrestato – era il boss che teneva pieni i muri di immagini sacre – ma dopo qualche tempo.
Il raffronto viene vergognoso con “Delatori”, la raccolta delle spiate che Mimmo Franzinelli ha fatto della stato dell’arte sotto il fascismo. Basti il raffronto tra il fotografo Francesco Scopece e Zappadu, i fotografi che fotografano per mettere in cattiva luce i propri nemici: quello condannato, Zappadu milionario benemerito della Resistenza, con residenza ai Caraibi. 

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