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martedì 29 dicembre 2015

Troppa grazia, la messa è finita

Per molto meno - “non poteva non sapere” - hanno distrutto partiti, carriere e persone, e hanno divelto le istituzioni. Per molto di più, l’abuso dei risparmi di gente comune, non indagano e anzi assolvono preventivamente. È successo al Consiglio superiore della magistratura, che è presieduto dal presidente della Repubblica, e il fatto è ancora più grave, il presidente essendo impegnato a disinnescare una commissione parlamentare d’inchiesta su Banca Etruria, dove gli abusi si sono dolosamente consumati. Una prova di forza. E un errore politico?
La prova di forza è nel sarcasmo con cui la richiesta di sanzione a carico di Rossi è stata respinta dal Csm. Il Procuratore di Arezzo Rossi, titolare dell’indagine su Banca Etruria, è amico dei Boschi e consulente di Renzi a palazzo Chigi – nella persona del suo capo dipartimento affari giuridici, Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani di Pietrasanta. L’incompatibilità tra questi rapporti e l’inchiesta Etruria è evidente, ma non per il Csm. Perché, ha detto il presidente della Commissione referente Renato Balduzzi: “Rossi ha assicurato che nessun parente del ministro è indagato”. Che è invece il vulnus dell’operato di Rossi, la mancata indagine sul consiglio d’amministrazione della banca.
Poiché Balduzzi è anche lui ex democristiano, si può pensare a un caso di strafottenza confessionale. Sicuramente è un caso di potere manifesto e anzi esibito, contro il quale saranno inevitabili contraccolpi, per quanto cieca o acquisita possa essere l’opposizione, fuori e dentro il Pd, il partito di Boschi e di Renzi. Che il Csm sia anche un organo costituzionale, super partes, questo, come si sa, non conta nulla.

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