Cerca nel blog

giovedì 19 maggio 2016

Letture - 258

letterautore

Amicizia – Apre al futuro santo Agostino, che si ritrova a riflettere sotto il pero a Milano, le soddisfazioni più profonde. In questo senso: “Conversare e ridere in comune, scambiarsi favori,  leggere insieme libri ben scritti, essere insieme piacevoli e insieme seri, essere talvolta in disaccordo senza animosità, come si è con se stessi… Fare di queste manifestazioni e altre di questo genere, insorte dal cuore delle persone che amano e che si amano, espresse dal viso, dalla lingua, dagli occhi, da mille gesti attraenti, farne come gli alimenti di un focolare, in cui le anime fondono insieme, e di diverse non ne fanno che una”. 

Camilleri – È tutto colore. Una lettura che i film di Sironi accentuano, ma che è anche della sua verve linguistica e narrativa. Anche nelle prose storicizzabili, di persone e eventi: è il tipo “Tuttomio”, dell’aneddoto che si ricorda o celebra al circolo con gli amici. Ma su un’immagine della Sicilia attraente, molto. In controtendenza con la Sicilia abietta dei siciliani, e quindi tanto più apprezzabile.
Per una verve narrativa incontenibile. Deviata, s’indovina, poco aderente alla realtà, ma capace di verità più robuste, quelle che s’imprimono nella memoria del lettore.

Céline – Paranoico? È più che possibile: dopo il “Viaggio” vede complotti ovunque. Il successo non riuscì ad apprezzare, e quasi subito si disperse in recriminazioni, a partire dal mancato premio Goncourt. Si può essere infelici per un mancato Goncourt? No. Ma se si è infelici?
Col “Viaggio”, o più semplicemente “all’età” del “Viaggio”, e della successiva intrapresa di “Morte a credito”, pieno di acrimonie, un rovesciamento netto si produce rispetto al precedente Louis-Fedinand: un compagnone, in guerra, in Africa e a Londra, disinvolto medico di guerra, da reduce,  sposato Follet, beniamino della Rockefeller Foundation.

Mistico e cronista lo ricorda invece il diplomatico Paul Del Perugia – un altro nato a Hanoi, come Duras. In un suo “Céline”, che è il libro forse migliore sullo scrittore, pubblicato trent’anni fa e subito scomparso. Scrittore lo dice di “vedute interiori, inesorabilmente legate al Tempo e allo Spazio da lui vissuti”, di cui si voleva cronista incensurato come Joiville e Froissart, “in tutta modestia”.
Del Perugia tralascia di proposito l’antisemitismo: all’epoca i libelli antisemiti non si potevano nemmeno leggere. Limitandosi a dire che Céline riflette anche in questo il suo tempo. Ma sul rapporto intimo che Céline ebbe con la giovanissima Monika Irrgang postula in ampia trattazione un senso forte del tabù dell’incesto, di un rapporto padre-figlia. Monika era ebrea, conosciuta da Céline per tale.

U. Eco – Specialista si è voluto di quella che Sainte Beuve chiamava “letteratura industriale – Dumas, Sue. Con gli aggiornamenti televisivi.

Kant – Anche come filologo, oltre che come antropologo, non c’è male: si divertiva, è da presumere. In nota all’accurato saggio “La fine di tute le cose”, fa derivare parole fondamentali dello zoroastrismo, il bene, Ormuzd, e il male, Ahriman, dal tedesco. Da Godeman, “(termine che sembra essere racchiuso anche nel nome Darius Codomannus)” e da “arge Mann”, uomo malvagio. Codomannus è il soprannome di Dario III, il re di Persia sconfitto da Alessandro Magno.  
Non c’era ancora l’università anglo-germanica di Gottinga, con l’invenzione dell’arianesimo, o ario-germanesimo – cioè c’era già, ma ancora non si era imposta.

Lettura – Un impossessamento la vuole Robert Walser, per una lieve modifica semantica che introduce al verbo leggere, lesen: anlesen invece di lesen, un neologismo conia per introiettare l’operazione, assumere in proprio il testo, che si farebbe man mano che viene letto. Leggere dice naturalmente opera nobile e benemerita, mentre anlesen riconosce sospetto. Ma anche più libero, comportando parafrasi, desacralizzazione, e anche rapina. La lettura come prestito.

Anna Magnani – “La più vesuviana” delle attrici. Così la “New York Review of Books” presenta la retrospettiva dei suoi 24 film, a partire dai telefoni bianchi – la foto manifesto è con coda di piume e ampio decolleté. A New York e non a Cinecittà, a cura della Film Society of Lincoln Center.

Scrivere - È liberare, annota Čechov nei “Quaderni” - “La vita è una marcia verso il carcere. La vera letteratura deve insegnare come fuggire, o promettere la libertà”. È anche liberarsi?

Sessualità – Fu tardi che la tentazione del diavolo - il peccato - assunse le forme soprattutto della sessualità. La condanna fu letteraria. Così come la difesa, che però fu minoritaria, anche se rappresentata da sant’Agostino, un’autorità già in vita. E stenta a riemergere - ora forse col papa di “Amoris Laetitia”.
La condanna fu opera di san Girolamo e sant’Ambrogio. Cui si accodarono altri autorevoli esegeti delle Scritture, in particolare san Gregorio di Nissa e san Giovanni Crisostomo. Questi Padri lessero la cacciata dal Paradiso Terrestre, la “Caduta”, come effetto del peccato sessuale. La lettura puramente angelica della natura dell’uomo stentò a imporsi: i cristiani pregiavano il voto di castità, com’era nella tradizione sacerdotale, più femminile che maschile in verità, e come Gesù l’aveva vissuta, ma non condannavano il rapporto sessuale. Dalla condanna del sesso discendeva paradossalmente la condanna del matrimonio, e della procreazione, che si dicevano estranei alla coppia originaria. Un’assurdità. Ma l’antisessualismo si impose presto come dottrina della chiesa, perlomeno in confessionale, e da allora inderogabilmente.
Sant’Agostino, che prima di convertirsi aveva convissuto e fatto figli con una concubina per tredici anni, provò a contrastare la sessuofobia ripetutamente. Come teologo nella voluminosa esegesi “La Genesi alla lettera”. Al libro 11, “La tentazione e la caduta dell’uomo”, ai §§ 42.58 e 42.59, sostiene in punta di dottrina che Eva non ha usato la seduzione sessuale per trascinare Adamo a mangiare il frutto proibito: lui l’ha mangiato con lei amicali benevolentia, per amicizia, così come soleva condividere con lei tutti i momenti e tutte le esperienze. Dopo aver risolto senza problemi il quesito perché maschio e femmina, perché il sesso, nel paradiso: perché accoppiandosi riempissero di figli il paradiso stesso. Una constatazione più che una spiegazione – la procreazione resta il fatto più misterioso della creazione.
Questo il testo della lettura biblica: “Interrogato da Dio, Adamo non rispose: «La donna che mi hai dato per compagna mi ha ingannato ed io ho mangiato», ma: «Essa mi ha dato del frutto dell’albero e io ho mangiato»; la donna al contrario dice: «Il serpente mi ha ingannata»….. Così pure fu il caso di Adamo. Dopo che sua moglie, essendo stata ingannata, ebbe mangiato del frutto e ne ebbe dato a lui perché ne mangiassero insieme, egli non volle contristarla, poiché pensava che senza il suo conforto ella potesse struggersi di dolore se si fosse sentita estraniata dal suo cuore e finisse per morire a causa di quella discordanza. Per la verità egli non fu sopraffatto dalla concupiscenza carnale che non aveva ancora provata, dato che la legge delle membra non si opponeva alla legge dello spirito, ma fu vittima d’una specie di benevolenza che è propria dell’amicizia, a causa della quale molto spesso accade che si offende Dio per evitare di rendersi nemico un amico. Che non avrebbe dovuto agire in quel modo lo dimostra il risultato, la giusta sentenza pronunciata da Dio”, la cacciata.
Nel mezzo, tra l’inganno di Eva e quello di Adamo, sant’Agostino a riprova introduce il caso di Salomone, “Anche Salomone pervertito dall’amore delle sue donne”. Adamo fu ingannato come Eva, ma in modo diverso. Al modo di Salomone, ma senza colpa: “Si può forse pensare che Salomone, un personaggio di così straordinaria sapienza, credesse a qualche vantaggio nell’adorazione degli idoli? Ma non ebbe la forza di resistere all’amore delle donne che lo trascinavano a questa empietà, e fece quel che sapeva non doversi fare per non contristare quelle ch’erano l’oggetto del suo amore mortifero, per le quali si struggeva e si pervertiva”. Adamo fece lo stesso, in senso solamente buono, con la sua compagna di vita Eva: per gentilezza, o condiscendenza, per rispetto della donna.

Sant’Agostino, malgrado la sua lunga esperienza in materia, nei tredici anni di convivenza con una concubina, continua a privilegiare la sessualità come maschile. La donna non è tentatrice. Nel “De bono conjugali”, invece, o della felicità nel matrimonio, l’esortazione vescovile che licenziava lo stesso anno che comincia a “La Genesi alla lettera”, 401, qualche passione gliela concedeva: subito dopo aver condannato il concubinaggio, assolve le spose che abbiano commesso “qualche eccesso con i loro mariti”.

letterautore@antiit.eu

Nessun commento: