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mercoledì 1 febbraio 2017

L’immigrazione negli Usa è un’altra cosa

Gli americani, dunque, approvano Trump, il bando all’immigrazione – temporaneo, limitato ad alcuni paesi. L’uomo non piace, ma le restrizioni all’immigrazione sì. Ci sono alcuni possibili perché.
Il numero. Con una popolazione che è poco più della metà di quella europea, 320 milioni contro 507, e un pil uguale, sui 17 mila miliardi di dollari, gli Stati Uniti continuano a essere le terra d’elezione degli immigrati: 43 milioni ne sono arrivati nei quindici anni del millennio, legali e illegali, a fronte dei 21,1 entrati nella Ue, più o meno forzosamente. Gli immigrati, di prima e seconda generazione, sono oggi il 13,3 per cento della popolazione Usa. Un’incidenza superiore a quella di qualsiasi paese europeo.
La provenienza. Gli immigrati arrivano negli Usa soprattutto dal Sud America. Non come rifugiati, non per motivi politici.
Il rifiuto. Non solo gli usi e i modi di essere, anche le leggi in troppi casi non vengono applicate dagli immigrati. Per questo aspetto la comunità più inadempiente è quella islamica.
“Siamo tutti immigrati” è lo slogan anti-Trump negli Usa. Ma è vero solo in parte. Per quattro secoli, fino a Martin Luther King, gli Stati Uniti erano un paese ex coloniale, degli immigrati bianchi – e anche qui con distinzioni, tra i gli anglosassoni bianchi e gli altri. A spese degli indiani d’America, dai Grandi Laghi alle mesas del Sud,  e dei neri. E d’altra parte è senza precedenti un’immigrazione che non viene grata ma supponente e ingiuriosa.

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