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mercoledì 17 maggio 2017

Che squallore, il 1993

Persistente la miniserie dà la sensazione, dall’inizio alla fine, di canzonatura. Forse involontaria, è evidente che vuole essere una celebrazione. Ma si ripercorrono gli eventi di venticinque anni fa con fastidio. Sapendoli ipocriti nei suoi “autori”, dai giudici e i giornali in giù. E semmani mirati a liberare la corruzione – sicuramente nei suoi compiaciuti comprimari, mediatici, d’affari, finanziari: la corruzione diventa cl 1993 non più eccezionale, dai politici che ne beficiavano considerata comunque ignominiosa, ma generale e dovuta.
Chiunque abbia l’età sa che non c’è paragone tra la Prima e la Seconda Repubblica, una vergognosa pastetta, a partire dalle leggi elettorali, e quindi dal voto, completamente svuotato. Questo si vedeva, si fiutava, all’epoca, che i processi per corruzione fiorissero nella piazza più corrotta, Milano, a partire dal palazzo di Giustizia - seppure a opera di giudici “napoletani”, cioè meridionali, in clima di leghismo (il leghismo viene prima e non in conseguenza di “Mani Pulite”). Ma di questo non c’è traccia in “1993” – nemmeno dei giudici, non hanno accento (il leghismo poi “non esiste”).   
“Mani Pulite”, al dunque, sarà stata la denuncia per corruzione da parte dell’imprenditore corrotto che ha perso l’asta e si vendica, il tipo “muoia Sansone con tutti i filistei, tanto poi mi rifaccio”. Ma se ne ebbe subito, appunto nel 1993, ampia indicazione, trascurando la presunta pulizia i “corrotti più corrotti” della Prima Repubblica. Berlusconi ne fu l’esito – ma questo è quello che in tre ore non si dice.
La miniserie non dice nulla di nuovo, rimesta la solita frittata. Si ispira, si dice, a James Ellroy, “American Tabloid”, che però fa esattamente il contrario, fa vedere ciò che veniva nascosto.  E non ha altri richiami, girata com’è in fretta, in interni. Questo non si può rimproverare, non è una serie d’ambiente. Ma la politica, la storia? Chi erano per esempio quelli delle monetine a Craxi? Non molti, mobilitati da due sezioni del Pci e da Leoluca Orlando, allora giustiziere con la Rete. Neppure si dice, malgardo molto minutaggio, chi è Berlusconi – Dell’Utri-“Lorenzo Notte” è più ridicolo che inquietante. Tutto molto corretto, praticamente inutile.
C’era dello sporco in “Mani Pulite”, ma la miniserie di Lorenzo Mieli se ne guarda, resta all’oleografia. Orlando, per esempio, che ottimo soggetto della transizione, del 1993! Uno che nel 1990 si voleva segretario della Dc, l’anno dopo, escluso dalla Dc dalla carica di sindaco di Palermo, fondava il partito anti-Dc della Rete, mentre metteva nel mirino di Riina Giovanni Falcone, e nel 1993 s’intronava sindaco di Palermo col 75 per cento dei voti, un’elezione “bulgara” (in due sezioni col 100 per cento, nemmeno una scheda contraria o una nulla, sbagliata, per caso). Ma “non disturbare il manovratore” sembra la divisa del serial. E non si può nemmeno incolpare la Rai, si paga per vedere “1993”.
Giuseppe Gagliardi, 1993

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