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martedì 28 novembre 2017

La storia è arte

Croce si scopre infine filosofo, a 27anni. Senza volerlo, anzi per caso: “Come una rivelazione di me a me stesso”. Argomentando che scrivere di storia è una forma d’arte.
La storia (storiografia) va connessa all’arte, non alla scienza o alla filosofia. Ha bisogno di materiali e di stumenti, ma si fa buona storia, convincente (“veritiera”), come un qualsiasi altro manufatto esteticamente apprezzabile. Anzi, in un certo senso è quella che più agevolmente realizza e spiega il fatto estetico: “La forma estetica non è, come alcuni credono, qalcosa che abbia valore estetico per sé, e sia applicabile a certi contenuti sì e a certi altri no, come una vesta variopinta o un diadema di gemme scintillanti. Essa, direi quasi, è una proiezione del contenuto”.
Un intervento polemico, in risposta a un lungo saggio di Pasquale Villari, “La storia è una scienza?”, apparso a puntate sulla “Nuova Antologia” nella prima metà del 1891, spinge Croce a una contestazione. Che legge all’Academia Pontaniana il 5 marzo 1893, e poi pubblica negli “Atti” dell’Accademia stessa. Successivamente dimenticandolo, ma non del tutto - non nel “Contributo alla critica di me stesso”.
Galasso lo recupera spiegandolo come una contestazione impulsiva al positivismo di Villari, una storiografia di cui Croce era stato già aspramente critico. E come una sorta di illuminazione, al Croce stesso, della riposta passione speculativa. Tutto avvenne in una notte, racconta Galasso: Croce aveva redatto una risposta positiva all’interrogativo di Villari, ma “dopo una notte di tormentosa riflessione, il problema gli apparve in una luce nuova e diversa, tanto che ne scaturì un testo di senso del tutto opposto a quello ormai pronto in tipografia, che a quel punto si dovette disfare e sostituire con quello che venne infine pronunciato all’Accademia Pontaniana di Napoli” qualche giorno dopo.
Benedetto Croce, La storia ridotta vsotto il concetto generale dell’arte, Adelphi, pp. 91 € 7


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