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sabato 6 gennaio 2018

Ombre - 398

“L’Italia fuori dai Mondiali giova o nuoce all’amore?” è il tema d’apertura che “Io Donna” propone alle sue lettrici. Poverette. Del tema discutono due  uomini.
5,6 milioni di abbonati Rai in più col canone in bolletta elettrica, un balzo di un terzo, da 16,5 a 22 milioni di abbonati, uno su tre non pagava. Il grosso dell’evasione è “normale”, piccola, quotidiana, dei servizi, del lavoro.  
Tale Bill Emmott, giornalista inglese di non speciale fama, fa la prima sul “Corriere della sera” per aver twittato: “Berlusconi può salvare l’Italia”. Controcorrente, spiega il giornale, con quanto lo stesso fece sull’“Economist” nel fatale 2011 della speculazione contro il debito italiano: “Berlsuconi è inadeguato a guidare l’Italia”. Il “Times” di Londra o lo stesso “Economist” avrebbe fatto anche un semplice breve,  anche in centesima pagina, su un commento del “Corriere della sera” contro – o pro - May?
Emmott all’“Economist” espresse il 26 aprile 2011 il sentiment della City? Non sarebbe un fatto grave? La copertina anti-Berlusconi come munizionamento per la speculazione al ribasso contro il debito italiano.
Emmott fu presentato nel 2011, e dopo, come il direttore dell’“Economist”, incarico che invece non ricopriva più da cinque anni. Era consulente d’affari per la banca privata Fleming Family and Partners, gestore di grandi patrimoni.
Anche Severgnini, che subito dopo il “Berlusconi unfit” ci fece un’intervistona sul “Corriere della sera”, presentò Emmott – “somiglia a Lenin” - come “direttore di The Economist dal 1993”. Pur essendo, dice Severgnini di sé, “corrispondente dall’Italia di The Economist da cinque anni”. Si diventa corrispondenti di “The Economist” per meriti speciali, non assunti da un direttore?
Si fa gran caso, i giornali fanno grande caso, del sacchetto da asporto da pagare. Cui chi fa la spesa, sia pure solo in libreria, è abituato da anni. I giornalisti non fanno la spesa? Nemmeno in libreria?
Il ministero dell’Istruzione e della Ricerca scientifica vuole i progetti che concorrono ai Prin redatti in inglese – in italiano solo per cavarsi la voglia: “A scelta del proponente può essere fornita anche un’ulteriore versione n lingua italiana”. Prin sta per Progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale, il ministero non sa tradurlo?

Il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha già distrutto l’Università, e buona metà della ricerca. Ora vuole distruggere l’italiano, per non doverlo insegnare nelle scuole? Ma non è una cattiva idea, così ci liberiamo del ministero.

“La velocità media del traffico nelle ore di punta a Manhattan è scesa a sei miglia l’ora, per le app sui passaggi e le condivisioni” – “The New York Times”. Cioè si è moltiplicato l’inquinamento: dal motore a scoppio non c’è salvezza.

Si fa una pagina sul “Corriere della sera” per chiedersi come mai una biografia di Richard Avedon, il fotografo, esca solo a quindici anni dalla morte. E come mai non contenga nulla. “Che problema c’è nel rivelare la presunta omosessualità di un personaggio pubblico ormai scomparso?” si chiede Matteo Persivale, che pure è ottimo conoscitore delle trame editoriali americane. “Rivelare” una “presunta”?
“Un centro commerciale su quattro si prevede che chiuderà entro i prossimi cinque anni” (“The Atlantic”). Si moltiplicano in Italia per la rendita fondiaria – la valorizzazione dei terreni diacenti?
“Il governo Usa non ha mai fatto un’inchiesta adeguata sulle frodi compiute” nel crac del 2007 “per incriminare i colpevoli” – Maria Teresa Cometto, “Corriere della sera”. C’era già Trump?

“la Repubblica” ha una maestra di terza elementare a Pordenone che nei canti di Natale dei bambini ha messo “Perù” al posto di “Gesù”. Non per anticlericalismo, per rispetto ai bambini non cristiani della classe. È un caso di culto sbagliato della diversità. E una curiosità, più che altro. Ma la funzione pedagogica è estremamente delicata: abbandonare i bambini alla scuola, come è ora l’uso, per otto e anche dieci ore al giorno, è pericoloso, oltre che dannoso alla salute. La scuola può essere cattiva.

Sulla stesso giornale Ilaria Venturi documenta come il bonus di 500 euro l’anno introdotto due anni fa per l’aggiornamento culturale dei docenti, 381 milioni l’anno, sia speso “soprattutto per acquistare pc, Ipad e tablet. Anche per figli e nipoti, come regalo di Natale”.
Coi soldi regalati (incentivi) non si produce nulla, meglio le detrazioni per l’acquisto di libri e ingressi ai musei, l’iscrizione a corsi di aggiornamento. Ma l’incentivo “a pioggia” è irresistibile per i politici.  

Fa uno strano effetto rivedere un film dei Weinstein, da loro prodotti o distribuiti e portati al successo, con molti Oscar, specie quelli della Miramax. Comprensivi dei film di Michael Moore e di Benigni. Con molti attori (attrici) promossi per l’occasione.

Fanno uno strano effetto le foto e lo streaming di Bersani, vincitore-perdente del voto del 2013, che tratta il governo con i grillini. Con le terze file dei grillini, mandati da Grillo per fare scena comica. Possibile che sia successo?

Non c’è solo la sceneggiata di Bersani alla scrivanietta con i grillini per la formazione del governo, nella ricostruzione che “L’Espresso” fa della legislatura. Bersani a casa di Letta vuole anche Boldrini e Grasso alle presidenze delle Camere, invece di Franceschini e Finocchiaro: “Così cattureremo il voto grillino per il governo”. Un genio?

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