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lunedì 26 febbraio 2018

Il fascismo ha due facce, nelle riviste si vede

Un fascismo trascurato che fa più specie: quello letterario. E non per la qualità della scrittura, che a tratti pure c’è, ma per un’ambivalenza caratteristica, ricorrente in ogni populismo, che non si mette ancora a fuoco: il fanatismo del popolare e il disprezzo dello stesso. O del popolo-plebe, massa d’urto disprezzata.
Tutt'e tre le riviste escono a ridosso dell'assassinio di Matteotti, per rinsaldare i ranghi dei fascisti “buoni, contro gli estremisti. “Il Selvaggio”, la rivista di Maccari e Malaparte, è squadrista, e anzi “bastonatrice”, misoneista, provinciale. Ma con punte notevoli di irrisione, se non di resistenza. “L’Italiano”, la rivista di Longanesi, è fascistissima, finanziata da Arpinati e Mussolini. Anch’essa fa “elogi al bastone”, a opera dello stesso Longanesi. Malaparte vi si produce in plurime “Cantata dell’Arcimussolini” – in una è oggi molto “romana”: “O Mussolini faccia dura\ quando ti metti a far buriana?”. E tuttavia irride spesso l’esistente, e non solo con le barzellette. “900”, la rivista di Bontempelli, è un organo di propaganda: propaganda la letteratura italiana all’estero – all’inizio usciva in francese. Ma pubblica alla prima uscita, per la prima volta in italiano Joyce, e Virginia Woolf. Mussolini era così, strapaese e stracittà, populista (“un grande popolo”) e censorio (“un popolo di analfabeti”).
Le riviste culturali del fascismo sono come il fascismo. Di illimitata violenza verbale “Il Selvaggio” e “L’Italiano”. Scioviniste – la misallogenia che oggi è plebea fu a lungo borghese. Fa senso leggere Soffici, che a Parigi in lunghi anni si era formato e affermato, .sproloquiare di  “enorme brutalità e crudeltà” francesi. Becero. Contro l’“intellettualismo”. Contro il “modernismo”. Contro l’architettura razionale. La lista è lunghissima dei personaggi, anche politici, di regime, sanzionati. Cialtrone. Contro il passatismo e insieme contro le avanguardie artistiche. La stessa polemica strapaese-stracittà è provinciale. La lista è lunghissima dei personaggi, anche politici, di regime, sanzionati volgarmente e sempre con violenza da Maccari, Grillo non ha inventato nulla – tra i denigrati, senza ragione ma con astio, Salgari: non è un “buon educatore”….
Molta violenza verbale era d’uso, effetto delle avanguardie - il “cretinismo” delle crociate Dada, etc.. Ma di più incide l’ambivalenza mussoliniana, plebea e elitistica. Per quanto insolenti, zavorrate fino all’insostenibilità. le riviste sono ancora vive. Ancora in edizione, questa vecchia antologia, di quando ancora se ne facevano, è un tesoretto: con tutti i limiti di Strapaese e Stracittà, e del fascismo negli anni del fascismo, ma le riviste che antologizza sono ben nutrite. Con Maccari, l’“Orco Bisorco” di Strapaese-“Il Selvaggio”, collaborano Malaparte, Palazzeschi, Ungaretti, Alvaro, Soffici, Rosai, De Pisis, e si sdoganano  Bilenchi, Brancati, Tobino, Morante, Guttuso, Longanesi. Con Longanesi a “L’Italiano”, che pubblica Kafka, D.H.Lawrence (un poema, tradotto da Moravia), Sorel, Chaplin (“Il comico nel cinema”) nel 1933, alla vigilia dellAsse, collaborano Malaparte, Comisso, Savinio, Soldati, Comisso, La nuova letteratura sovietica”, con un racconto del futuro Nobel Sciolochov, Moravia, Brancati, Banti. “900” di Bontempelli, cui il curatore non può risparmire la notazione afflittiva (“La critica è sempre stata avara nei confronti di Bontempelli…”), è un concentrato di firme notevoli, resistenti agli anni.Molta roba poi ripudiata, per essere uscita sul “Selvaggio” e “L’Italiano”, merita riconsiderazione. I doppi sensi di Palazzeschi sullo “spirito”, davanti, didietro, etc…. Bilenchi, doppiamente Strapaese per essere nativo di Colle val d’Elsa, dove “Il Selvaggio” nascque e prosperò, nel fascism toscano specialmente becero, lascerà presto Maccari e Mussolini. Ma il suo Pisto (“Storia di Pisto”), poi rimosso, è un pezzo d’antologia, da storia del fascismo: è  il fascismo, una figurazione dello squadrista-tipo, e la critica dello stesso. Un racconto che materalizza il corpaccione schizoid di Mussolini, che propone e impone la cosa, e la critica di essa: la boria, la brutalità, la superficialità, la non applicazione, e il disprezzo dell’inettitudine.
“Il Selvaggio”, farraginoso nei testi, molto disparati nella qalità, è di gusto sicuro, e innovatore, per la grafica e la pittura. Si celebra pure Grosz, “L’Italiano” con uno scritto di Dos Passos, “900” con Yvan Goll.
Luciano Troisio (a cura di), Strapaese e Stracittà. «Il Selvaggio» «L'Italiano» «900», Canova, pp.385 + 57, ill. € 15

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