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lunedì 26 febbraio 2018

L’Europa è tedesca

La nomina d’arbitrio di De Guindos, dopo l’Ema a Amsterdam, conferma che tutto in Europa, anche le vicepresidenze, si decide a Berlino. Schierando quali frontmen questo e quello – la Francia per la nomina del ministro spagnolo alla Bce, l’Estonia (o era la Lituania) per l’assegnazione dell’Ema a Amsterdam – ma quali esecutori di un deliberato tedesco.
L’Europa tedesca è un fatto, e non da ora. Non se ne vuole prendere atto, e si porta a esempio Draghi, nominato presidente Bce mentre l’italia era nella crisi del debito – nella crisi di Borsa sul debito. Ma Draghi fu nominato per fare una cosa che un presidente Bce tedesco, o della galassia tedesca (olandese, austriaco, belga, baltico, etc.), avrebbe avuto qualche problema a fare: salvare le banche tedesche e collegate.
Il successore del francese Trichet a Francoforte doveva essere tedesco, il presidente della Bundesbank Axel Weber. Ma il 2011 è anche l’anno, oltre che del debito italiano, delle banche tedesche, a rischio fallimento. Draghi va a Francoforte invece di Weber, scelto da Berlino, col compito di salvarle: “È la prima cosa che Draghi ha fatto subito dopo il suo insediamento l’1 novembre 2011: un intervento spettacolare a salvaguardia delle banche. Un gigantesco prestito a tre anni a bassissimo costo che ha salvato tutti, ma soprattutto le banche tedesche, olandesi, belghe e austriache. Salutato come una “Grande Bertha” dai consulenti di Angela Merkel, per una volta non critici - Stabile Architektur für Europa, rapporto 2012/2013 del Consiglio degli esperti economici, pubblicato a novembre 2012. Una cannonata: era “Bertha” il supercannone tedesco nella Grande Guerra” (Giuseppe Leuzzi, “Gentile Germania”, p. 94). Solo dopo un anno Draghi si occuperà del debito. E più perché era sopravvenuta la crisi del debito spagnolo – intervenne, sempre mandato da Berlino, per la Spagna, non per l'Italia.

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