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venerdì 19 aprile 2019

Rallenta la Cina, si ferma la Germania

Il rallentamento dell’economia tedesca – e di quella italiana al carro tedesco – è l’esito del rallentamento dell’economia cinese, ormai da un anno e mezzo. Con uno sfasamento di due trimestri, il rallentamento cinese si è tradotto nel rallentamento tedesco. Che ora si aggrava: in attesa dello sblocco dell’impasse sino-americano, l’economia tedesca potrebbe non crescere quest’anno.
La Germania ha con la Cina un interscambio commerciale di 180-200 miliardi di dollari. Tre volte quello dell’Italia. Più dell’interscambio con gli Stati Uniti, 160 miliardi nel 2018. Huawei, di cui (in teoria) si contesta la primazia nel nuovo sviluppo della telefonia mobile, il G 5, in quanto azienda di Stato cinese, è da anni stabilmente insediata in Germania, con laboratori di ricerca e centri di produzione. Duisburg, dove Xi è stato in visita già cinque ani fa, è da quasi dieci anni l’hub ferroviario della Cina in Europa: l’80 per cento del traffico ferroviario della Cina con l’Europa fa capo allo scalo tedesco.
La Cina è il secondo centro di produzione di Volkswagen-Audi, per un investimento che in quindici  anni ha superato i 15 miliardi. E dovrebbe raddoppiarsi nel decennio fino al 2018 per la produzione di almeno 12 milioni di vetture elettriche e di un rete diffusa di colonnine di ricarica. La Cina è anche il maggior mercato di vendita Volkswagen. Bmw, per dare un’idea dell’impegno, ha investito in una fabbrica in Cina quattro miliardi di dollari, la Basf dieci.

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